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Omicidio Eligia, la famiglia Ardita

Omicidio Eligia, la famiglia Ardita «Non ci sarà mai perdono per quel mostro»

E dopo l’interrogatorio si dimette l’avvocato di Christian Leonardi

Di Francesco Nania |

SIRACUSA – Il perdono è quel gesto umanitario con cui, superando il rancore, si rinuncia a ogni forma di rivalsa o di vendetta nei confronti di colui che si è macchiato di un’azione offensiva. Ma quando quest’azione è grave e reiterata nel tempo, è difficile se non impossibile, perdonare. Ma è un verbo che non ha alcuna coniugazione in casa Ardita, provata da una tragedia che per otto mesi ha eroso la fiducia e annullato i sentimenti nei confronti di chi non solo ha messo fine alla vita di Eligia (l’infermiera siracusana uccisa il 19 gennaio scorso insieme con la figlioletta Giulia che portava in grembo) eludendo le indagini, giurato e spergiurato il falso, carpito la buona fede delle persone che lo hanno voluto bene e che si erano immedesimate nel dramma di un uomo, che avevano preso a cuore, visto che doveva ricostruire la propria vita dopo la morte della moglie e della piccola che portava in grembo.    

E adesso che ha confessato, adesso che deve rispondere di un grave delitto davanti alla giustizia, Christian Leonardi sa di non potere mai avere il perdono, semmai lo chiederà. Intanto l’avvocato di Leonardi, Gioacchino Scuderi, ha rinunciato all’incarico dopo l’interrogatorio fiume dell’indagato nel carcere di Milano dove è detenuto e dove potrebbe finalmente aver detto tutta la verità sull’orribile delitto. Il legale ha annunciato la sua decisione nel corso della trasmissione di Raiuno “La vita in diretta” motivandola con non meglio specificate minacce che avrebbe subito in questi ultimi tempi e per le quali teme per la sua incolumità personale, ma le dimissioni potrebbero essere legate anche alle cose dette durante l’interrogatorio.    

Ma anche se Leonardi avesse finalmente chiarito i contorni ancora misteriosi dell’omicidio, alla famiglia Ardita non basterebbe per poter pensare a un perdono. «Pensavamo di conoscere a fondo Christian, invece, ci siamo accorti che all’interno della nostra famiglia avevamo una persona capace di uccidere e di tenere per tutto questo tempo un atteggiamento freddo, distaccato». A parlare è Fabrizio Ardita, lo zio di Eligia, che insieme con il padre dell’infermiera, suo fratello Tino, si è battuto per contribuire a fare emergere la cruda realtà sul caso.    

Christian Leonardi«Ha avuto il coraggio barbaro di sedere nella stessa tavola dove cenavamo e pranzavamo tutti insieme e condividevamo ogni momento di dolore per la scomparsa di Eligia e di Giulia – racconta Ardita – Christian veniva sempre coccolato e confortato da ogni componente della nostra famiglia. Ricordo che mio fratello Agatino gli disse, subito dopo la scomparsa di Eligia, «Prenditi le chiavi di casa nostra, e fa sì che diventi la tua casa. Io per te sono il tuo secondo padre, mia moglie la tua seconda mamma, Luisa e Francesco i tuoi fratelli. So che, essendo giovane, sicuramente più avanti potrai conoscere un’altra ragazza; sappi che quella sarà per me un’altra figlia acquisita. Tu sei l’unica persona che ha vissuto gli ultimi istanti di Eligia e pertanto sarai sempre il collegamento principale per ricordare sempre mia figlia e sentirmela sempre vicina”. Invece, abbiamo conosciuto un mostro che aveva architettato ogni cosa secondo lui così bene, da depistare gli organi inquirenti e carpire la buona fede di tutti quanti, facendoci pensare che fosse un vedovo al quale il destino crudele aveva tolto una moglie e una figlia».    

Ardita si concentra sul carattere dell’indagato, non risparmiando appellativi: «Ritengo – dice – che quest’uomo, che ha dimostrato di non avere il minimo rispetto dell’essere umano, non sia la prima volta che abbia manifestato la peggiore parte di se in quanto la sua vita, prima di conoscere Eligia, ha molti lati oscuri che lasciano trasparire che all’interno della nostra famiglia avevamo una persona crudele, priva di rispetto dei valori familiari e senza scrupoli nell’uccidere barbaramente due persone che in quel momento, accanto a lui, potevano pensare tutto ma non quello quello che poi è accaduto».    

Nel ripercorrere questi otto mesi di indagini e tribolazioni, Ardita fa rilevare quanta falsità ha circondato la sua famiglia: «In questa vicenda ho appreso che esistono persone squallide, senza coscienza perché hanno sostenuto e chissà se coperto, un assassino. Gente bugiarda che ha cercato di ingannare sia l’opinione pubblica sia la nostra famiglia. Oggi, se non fosse stato per la lotta condotta in primo luogo da mio fratello Agatino e da tutta la famiglia al completo, e grazie agli organi di stampa e alle televisioni che ci hanno dato un supporto fondamentale affinché si tenessero accesi i riflettori, la vicenda rischiava di scadere in un banale incidente senza colpevoli, si sarebbe corso il rischio di lasciare in giro un assassino dalla faccia d’innocente, pronto a uccidere ancora altre figlie di genitori che, inconsapevoli di cosa avessero davanti, le affidassero, convinti di averle messi nelle mani di chi li proteggesse».    

In questi lunghi mesi, un lavoro importante e continuo è stato fatto dalle forze dell’ordine. «Non possiamo che apprezzare il lavoro costante che hanno svolto i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siracusa, diretti dal maggiore Sambataro e dal maresciallo Zaccariello – afferma Fabrizio Ardita – nonché della caparbietà del procuratore capo Giordano e del procutore aggiunto Scavone, che hanno creato un gruppo di lavoro insieme con il magistrato originariamente titolare dell’inchiesta, che oggi hanno consentito di portare in carcere un carnefice che merita solo di stare più lontano possibile dalla società civile e onesta».    

Eligia ArditaLa famiglia Ardita invoca giustizia. «Insieme con i nostri legali, chiederemo il riconoscimento del reato di duplice omicidio, l’ergastolo e soprattutto faremo in modo di togliere il cognome alla bambina in quanto seppur rispettiamo i suoi familiari, lui non può essere padre di chi ha deliberatamente ucciso».    

Durante questi mesi è nato un profilo internet dedicato a mamma Eligia, dove migliaia di persone postano messaggi, esprimono sentimenti, dimostrano affetto nei confronti dei familiari delle due vittime. «Molta forza e sostegno ci è stato dato grazie al supporto di tanta gente sia in città sia in tutto il territorio nazionale ma anche all’estero – dice Fabrizio Ardita – Continuamente ci riempiono di messaggi, di solidarietà, di vicinanza dandoci forza di andare avanti e lottare per la giustizia e la verità».    

Le indagini della Procura della Repubblica proseguono. Nei giorni scorsi sono stati risentiti sia Luisa, la sorella di Eligia, che Pierpaolo, il fratello di Christian Leonardi. Per loro vige la consegna del silenzio, del segreto istruttorio. Anche i familiari di Eligia hanno la sensazione che si vada verso la chiusura delle stesse e non vengono esclusi altri risvolti legati a questo caso che ha colpito l’opinione pubblica.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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