Cronaca
Omicidio Canicattì, il vicino di casa ammette di aver ucciso per futili motivi
CANICATTI’ – «Ha ammesso i fatti. I capi di imputazione provvisoria sono omicidio aggravato e porto illegale di arma comune da sparo. L’omicidio pluriaggravato anche dai futili motivi, in relazione ai rapporti di vicinato non sereni. Gli elementi a carico dell’indagato si basano sulle sommarie informazioni dei testimoni che ci hanno permesso di ricostruire la vicenda, hanno confermato sia l’orario della morte, gli spari che sono sentiti e ci sono dei testimoni oculari dell’autovettura con cui l’indagato è stato visto sul posto nella fascia oraria che corrispondeva con la morte di Vincenzo Sciascia Cannizzaro». Lo ha spiegato, durante la conferenza stampa svoltasi al commissariato di polizia di Canicattì (Ag), il sostituto procuratore Paola Vetro che è il titolare del fascicolo d’inchiesta sull’omicidio avvenuto ieri in contrada Russi Calici a Canicattì per il quale è stato fermato Carmelo Rubino, pensionato-agricoltore, di 68 anni.
«Nella contestazione provvisoria dell’omicidio c’è anche – ha aggiunto il Pm di Agrigento – un’altra circostanza aggravante: aver commesso il fatto approfittando di circostanze di tempo, di luogo e di persona. La vittima è stata sorpresa al lavoro e c’è, dunque, anche una minorata difesa».
Dell’inchiesta si stanno occupando polizia e carabinieri. L’arma del delitto, una pistola piccolo calibro: forse una 7,65 che non è stata ancora ritrovata. «L’indagato non deteneva ufficialmente armi, né licenze di polizia», ha chiarito il vice questore Cesare Castelli, dirigente del commissariato di Canicattì.
«E’ l’ennesimo fatto di sangue per motivi assolutamente futili. Capita frequentemente nell’Agrigentino che, per motivi legati ai poderi, ai confini si arrivi a queste cose. L’esasperazione, tante volte, fa perdere i lumi della ragione. Però registriamo che questi fenomeni, periodicamente, si ripresentano per motivi ridicoli», ha detto il vice questore aggiunto Giovanni Minardi che è a capo della Squadra Mobile della Questura di Agrigento.
«E’ un caso, questo di Canicattì, che vede coinvolti degli agricoltori: brava gente che lavora le terre, gente che per futili motivi, esasperati forse da ataviche problematiche, arriva a questi fatti di sangue», ha ribadito Minardi .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA