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Odevaine, il re di Mineo «Il Consorzio? L’ho inventato io»

Di Mario Barresi |

Catania. Fra le tante carte del Cara Mineo finite sui tavoli delle Procure ce n’è una che ha destato curiosità. A metà fra le suggestioni da “Romanzo Criminale” e i potenziali sviluppi d’indagine. Si tratta di uno degli ultimi “servizi” (ufficiali) prestati da Luca Odevaine per i suoi datori di lavoro che gestiscono il centro d’accoglienza più grande d’Europa. Il dominus di “Mafia Capitale”, in carcere per corruzione aggravata, partì da Mineo, per conto del Cara. Destinazione: la “sua” Roma. Una missione istituzionale, rimborsata a piè di lista con 535,33 euro. Il 9 e 10 ottobre fu «convocato a Roma presso il ministero dell’Interno da parte del Prefetto Mario Morcone (…) al fine di ultimare le fasi di presentazione dei progetti formativi approvati dal Cda in data 7 ottobre 2014». Chi incontrò, al di fuori degli appuntamenti istituzionali, il “dipendente part time al 50%” Odevaine? Magari tabulati e celle telefoniche potranno dare qualche risposta. Così come, nel clima di “si salvi chi può” che si respira a Mineo, qualcuno avrebbe raccontato di un incontro «non casuale» fra l’allora consulente e uno dei sindaci del Cda del consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, avvenuto in un autogrill di un’autostrada siciliana.

«Luca voleva raccomandare se stesso, per avere un aumento della sua indennità», è la versione (ufficiale) che gira. Ma c’era anche dell’altro da dirsi? E qual è la natura dei rapporti fra il “consulente” – talmente speciale da avere da un big del consorzio un appartamento in uso gratuito a Catania – e i vertici del Cara? Il filo rosso che lega Odevaine a Mineo è già raccontato in numerosi atti. Trasmessi dalla Dda di Roma ai colleghi di Catania. Dove il procuratore Giovanni Salvi ha raccolto il “testimone” dal collega capitolino per scandagliare, con il sostituto Raffaella Vinciguerra, tutti i potenziali legami fra mafia, imprenditoria e politica su base etnea. Anche se più di una voce beninformata sostiene che anche sotto il Cupolone potrebbero esserci delle ulteriori tranche della “Terra di Mezzo”, con più di un protagonista siciliano di primissimo piano. Le carte romane, dicevamo. Molti elementi sono contenuti nella monumentale ordinanza su “Mafia Capitale”, sviscerati nell’immediatezza da Antonio Fraschilla su Repubblica. Questi ed altri elementi inediti sono finiti nelle pagine de I re di Roma di Lirio Abbate e Marco Lillo, che nel libro definiscono il Cara di Mineo «un vero e proprio distretto industriale dell’immigrato». Meno male che Luca c’è. Perché si vanta di aver aiutato il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, in difficoltà sul Cara: «Era vuoto… lì credo che Letta soprattutto fece un piacere a Pizzarotti e requisirono questo coso dandogli un sacco di soldi. Gli pagavano 6 milioni di euro l’anno d’affitto».

E quindi a Mineo sbarca Odevaine il “moralizzatore”: «Io mi presi le carte, vidi questa roba, non aveva senso… intanto la gestione della Croce rossa costava il doppio di qualunque altro centro in Italia: in quel momento si stavano pagando 45 euro… facendo i calcoli la Croce rossa ne costava 90, senza servizi poi. Ti davano solo da mangiare e da dormire e l’assistenza medica non c’era mediazione culturale per tenerli là… ». Arrivato a Mineo conosce Giuseppe Castiglione, presidente del consorzio. C’è l’episodio, pluricitato, del pranzo con la sedia vuota, e «quello che veniva con noi – dice Odevaine intercettato – era quello che avrebbe dovuto vincere la gara». Chi era il commensale misterioso? Molti pensano sia Paolo Ragusa, presidente del consorzio Sol. Co., che ad Abbate e Lillo ribatte: «Io non vi debbo una risposta. Mi infastidisce non poco che mi facciate questa domanda. Ci sono le indagini della magistratura, facciamo fare a loro».

E Castiglione: «Certamente avrò fatto dei pranzi con Odevaine ma non c’è mai stato un pranzo con Paolo Ragusa. Io non ho mai parlato degli appalti del Cara né con lui né tanto meno con Odevaine. Io ho insediato una commissione tecnica che ha fatto una gara e gli atti sono a disposizione». Al di là dell’ospite, scrivono gli autori, Odevaine spiega a Bravo «che quel giorno a tavola fa di tutto per aggiungere agli operatori locali anche i suoi amici romani di area cattolica: la Cascina e la Casa della Solidarietà». Odevaine si vanta anche di aver “aiutato” l’ex prefetto di Catania ed ex ministro Anna Maria Cancellieri.

Racconto-vanteria sempre al suo commercialista: «Castiglione era il soggetto attuatore… però poi lui a sua volta… mi ha subdelegato a me… a gestire, quindi io ho incontrato poi la Cancellieri e mi disse: “Dottore, però lei… va bene se lei mi trova un soggetto… pubblico… che faccia da interfaccia tra il ministero e i privati che lo gestiscono, perché noi non vogliamo direttamente fare una gara… e avere a che fare con i privati… “ e io mi sono inventato questo consorzio dei Comuni della zona… i quali all’inizio non volevano il centro… adesso se provi a levarglielo te ammazzano perché… 350 persone ci lavorano. Ma scherzi? Ognuno di questi Comuni c’ha… meglio quello che l’Ilva». È l’atto di nascita di “Calatino Terra d’Accoglienza”. Firmato da Luca Odevaine, l’imperatore romano di Mineo.

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