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Noto: sequestrati bar, chioschi e ristoranti. Così Rino Albergo Waldker aveva messo le mani sulla capitale del barocco

Di Redazione |

CATANIA – Su proposta della Procura di Catania, i finanzieri del comando provinciale etneo, con la collaborazione dei colleghi del comando provinciale di Siracusa, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni, emesso dal Tribunale catanese, Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di attività commerciali, immobili, autovetture, motoveicoli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, appartenenti ad Domenico Albergo Waldker, 57 anni, detto “Rino”, considerato esponente di riferimento del clan siracusano dei Trigila facente capo al boss Antonino Trigilia, noto come “Pinuccio Pinnintula”.

Rino Albergo Waldker, indicato come reggente del clan nei periodi di detenzione di “Pinuccio”, è già stato condannato per associazione mafiosa nonché per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, illecita concorrenza oltre che per plurime violazioni alla normativa di prevenzione antimafia.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Albergo Walker – forte della sua indiscussa, storica caratura criminale e della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza al cartello mafioso “Nardo-Aparo-Trigila” a partire dagli anni Duemila ha  acquisito attività di ristorazione e bar nel centro di Noto (Siracusa), la “capitale del Barocco” meta ogni anno di migliaia di turisti.

La prima condanna per associazione mafiosa di Albergo Waldker, per fatti commessi sino al 1991, risale al 1994 e si deve a  una sentenza della Corte d’Appello di Catania che lo ha accusato di aver «diretto e organizzato l’associazione mafiosa dei Trigila». Ulteriori due pronunce definitive (tra le quali il processo “Nemesi”), per fatti commessi nel 1993 e nel 2006, vedevano l’imprenditore imputato e condannato per la sua appartenenza all’associazione mafiosa (art.416 bis C.P.). L’uomo, tra misure restrittive e ordini di carcerazone ha maturato una detenzione quasi continuativa tra il 1991 e il 2016. Ma nei brevi periodi di libertà, secondo gli inquirenti frequentava altri mafiosi e narcotrafficanti.

Dal novembre del 2017, “Rino” Albergo Walker è sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, provvedimento recentemente rinnovato dal Tribunale di Sorveglianza che ha sottolineato la continuazione del vincolo associativo mafioso che lega l’imprenditore al clan mafioso aretuseo.

Le modalità d’ingresso nel tessuto economico netino della famiglia Albergo, secondo gli investigatori,  sono emblematiche della pericolosità sociale di “Rino”. In assenza di fonti reddituali, anche per il mero sostentamento familiare, tra il 2000 e il 2003, la consorte di “Rino”, Giuseppina Ferla, acquisisce la società commerciale “MO.AC. s.a.s.”, avente quale oggetto sociale la somministrazione di alimenti e bevande; successivamente, a proprietà interamente rilevata (a fronte di un esborso ufficiale complessivo di oltre 20 mila euro), la stessa confluiva nella ditta individuale intestata sempre alla moglie di Albergo. Nel 2011, tale ditta veniva donata ai figli Corrado, Concetta e Salvatore che costituivano la società commerciale “Quelli del chiosco Srl” che, con il provvedimento odierno, è stata sottoposta a sequestro.

Nell’ambito di un procedimento penale che vedeva Albergo accusato di estorsione ma poi assolto per contraddittorietà del quadro probatorio, sono emersi comunque dati obbiettivi in merito alle fasi di acquisizioni dell’immobile in Piazza Municipio a Noto (sede del chiosco-bar) e del Bar Pinguino. Nello specifico, come desunto da intercettazioni telefoniche e ambientali, il venditore dell’immobile di Piazza Municipio era vittima di ripetuti atti vessatori e intimidatori (minacce dirette, piccoli e continui furti nonché danneggiamenti nell’abitazione privata) finalizzati a costringerlo a cedere l’immobile.

 

In quel periodo (2010-2011), Rino Alberto Waldker, preoccupato per l’imminente rientro in carcere, voleva, ad ogni costo, creare per i propri figli una realtà commerciale solida che avrebbe dato loro la possibilità di mettere stabilmente a frutto i capitali illeciti accumulati con la sua attività criminale. Nell’ottobre del 2011, si realizzava infatti la vendita dell’immobile sede del chiosco a favore dei figli di Albergo al prezzo indicato di 150.000 euro pagabili in 10 rate. Le investigazioni e le dichiarazioni testimoniali in fase di dibattimento consentivano di rilevare invece che l’effettivo esborso per l’acquisto del chiosco era stato il doppio, ovvero 300.000 euro dei quali 150 mila euro versati in contanti all’atto dell’acquisto. Identiche le modalità di acquisizione del Bar Pinguino, nell’aprile del 2012, a favore della figlia di Albergo: compravendita fissata ufficialmente a 60.000 euro, somma corrisposta in un’unica soluzione a mezzo assegno bancario; il reale prezzo di vendita veniva fissato a 120.000 euro mediante la corresponsione della metà in denaro contante. Per entrambe le acquisizioni, era “Rino” a tenere le contrattazioni e consentire ai suoi familiari di giungere alla favorevole conclusione delle compravendite.

La significativa, immediata disponibilità di denaro contante (oltre 200.000 euro) non tracciata dai tradizionali canali finanziari, esprimeva l’effettiva capacità economica di Albergo di infiltrarsi nel settore turistico netino acquisendo, a proprio piacimento, le attività di ristorazione più remunerative e più in vista.

Ulteriore  sintomo della pericolosità dell’imprenditore le due interdittive “antimafia” per le società della famiglia Albergo, “La Ccattedrale Srls.” e “Quelli del chiosco srl”. Prima dell’emissione dei provvedimenti prefettizi e subito dopo la loro notifica, le società “colpite” passavano vorticosamente a ditte individuali neo costituite, una prima della moglie di “Rino” e, successivamente, tre ulteriori aziende di conviventi o persone legate sentimentalmente ai figli di Albergo. In altre parole, sono state attuate, in rapida sequenza, locazioni aziendali finalizzate a rendere vani i provvedimenti amministrativi.

I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti anche con la collaborazione del Gico della Guardia di Finanza di Catania hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo di Albergo Waldker, di ricostruire il quadro di imprese a lui riconducibile individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati nonché l’acquisizione di beni privati con risorse finanziarie di provenienza illecita. Anche tutti i familiari, quasi sempre costituenti un unico nucleo familiare, sono stati singolarmente analizzati da un punto di vista patrimoniale: quali fonti finanziarie ufficiali figurano solo modesti redditi di lavoro dipendente sempre erogati dalle aziende di famiglia fatta eccezione per un’attività di ristorazione gestita da una cugina di un affiliato ai Trigilia. A fronte di una comune indisponibilità di risorse sufficienti a fronteggiare anche le spese vitali, vengono registrate, negli anni 2015-2018, l’acquisizione di immobili e autoveicoli con proventi di attività illecite.

Le indagini patrimoniali – eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al corpo, evidenziano che proprio la sistematica indisponibilità di risorse finanziarie costituisce la prima significativa traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.

Il patrimonio sequestrato oggi dalle Fiamme Gialle etnee – per un valore di oltre 4 milioni di euro – è costituito da 2 terreni e da 9 fabbricati (tra i quali una villa residenziale costituita da più unità immobiliari suddivise tra i figli del proposto, ammodernata e rifinita, situata a Noto in contrada Fiumara), 40 rapporti bancari, 5 autovetture, 3 motoveicoli nonché le seguenti imprese:

“LA CATTEDRALE S.R.L.S.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “ristorante e somministrazione di alimenti e bevande”, attiva dal 2017, ultimo fatturato dichiarato di 81.307 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è socio e amministratore unico;

“QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “chiosco- bar”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 649.762 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è amministratore unico e socia con i fratelli Corrado e Salvatore;

“Ditta Individuale BAR PINGUINO” di ALBERGO Concetta, con sede a Noto (SR) in Corso Vittorio Emanuele, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 189.318 di euro;

– “PUB LOCO S.R.L.S”, con sede a Noto (SR) in via S. Spaventa, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2016; socio unico è Salvatore, figlio di “Rino”;

“Ditta individuale FERLA Giuseppina”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “chiosco bar caffetteria gelateria”; la relativa partita IVA veniva accesa, nell’aprile di quest’anno, pochi giorni prima l’emissione delle interdittive “antimafia” a carico delle imprese di ALBERGO;

“Ditta individuale RIZZA Carmela”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “Ristorante pizzeria”; la relativa partita IVA veniva accesa,

“Ditta individuale CANNATA Mariana”, con sede a Noto (SR) in via Silvio Spaventa, esercente l’attività di “Bar Pub”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione il “PUB LOCO S.R.L.S” e “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”;

– “Ditta individuale GENTILE Vittorio”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “Chiosco bar caffetteria”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione proprio la società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”.

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