«Non svendiamo l’Etna per pochi spiccioli». Il sindaco di Linguaglossa al contrattacco

Di Francesco Vasta / 23 Settembre 2019

LINGUAGLOSSA – «I pantaloni li sappiamo portare, anzi non ce li “caliamo”. Forse, invece, qualcuno pensava che lo avremmo fatto». Ricorre ai dialettismi spesso e volentieri Salvatore Puglisi, sindaco di Linguaglossa, affidando a “La Sicilia” una presa di posizione che non fa sconti. I destinatari sono coloro che, da promessi sposi di un matrimonio che avrebbe dovuto portare prosperità e guadagni sull’Etna, sembrano essere ormai mal tollerati corteggiatori. Gli imprenditori dell’Ati “Etna Alcantara Mobility”, con la regia dell’ex presidente del Parco dell’Etna, Cettino Bellia, hanno menato duro all’indirizzo della giunta Puglisi.

La colpa? Non credere più al project financing da 23 milioni di euro che la cordata ha presentato l’anno scorso.
Nel piano c’è di mezzo l’unica strada che, sul versante nord, conduce ai crateri dell’Etna. Percorso diviso a metà fra Linguaglossa e il vicino Comune di Castiglione e, nella visione dei privati, il motore del sistema di mobilità che dovrebbe connettere le Gole dell’Alcantara – nell’Ati siede la famiglia Vaccaro, gestore dell’accesso al fiume – alle bocche del vulcano. Il project prevede la gestione ultraventennale del trasporto dei turisti, fino al 2016 esclusiva del gruppo Russo Morosoli. In cambio ingenti investimenti come una cabinovia, un ponte sull’Alcantara e altro.

La proposta rispondeva all’avviso entusiasticamente emanato da Puglisi e dal collega di Castiglione, Antonio Camarda, poco dopo la loro elezione. Momento in cui il dialogo con Bellia, indicato come big sponsor dei due sindaci, era assai intenso. Oggi sembra passato un secolo.

«Resto il primo a sposare il project, a nord c’è bisogno di investimenti, ma è vero anche che non si deve vivere di sogni, né vendere fumo alle persone», dice Puglisi rilanciando le condizioni dettate da Linguaglossa. Ovvero quelle 17 “osservazioni” al project che, secondo Bellia e soci, rischiano di «azzoppare tutto». «Ma secondo voi – ribatte il sindaco – è pensabile dare l’Etna a un privato per trent’anni in cambio di 10mila euro l’anno? Il project va bene, lo riteniamo la via di mezzo fra le vecchie concessioni a Morosoli e il regime autorizzatorio, ma è chiaro che un’amministrazione deve rispondere politicamente, tutelando l’interesse della comunità. Non possiamo svendere il vulcano per quattro soldi». Dunque niente strada affidata all’Ati, senza che la cabinovia sia stata costruita. «Fare diversamente sarebbe folle, non basta certo una fidejussione a garantirci».

Ma Puglisi a più riprese compie dei passi indietro per rimarcare la trasparenza che, a suo dire, avrebbe avuto sinora l’iter intrapreso. «Abbiamo dato tutto in mano a enti terzi, per evitare le tirate di giacca. Prima una commissione guidata dall’ex magistrato Michelangelo Patanè ha stilato una graduatoria comparativa, poi abbiamo chiesto al Dipartimento regionale tecnico di avviare l’istruttoria partendo dalla proposta con più punti». Cioè quella di “Etna Alcantara mobilty”. Poi, dopo il rallentamento dovuto anche all’inchiesta “Aetna” che lambì anche il project, si arriva a un’estate trascorsa senza escursioni a Piano Provenzana. «Dire che le jeep potevano già partire è preoccupante. Come potevamo affidare strada e trasporto senza niente di approvato, senza pareri?».

Ecco allora il senso delle osservazioni. «Rispetto a questo progetto, a garanzia di una comunità che i pantaloni li sa portare e non li abbassa – ripete il sindaco di Linguaglossa – abbiamo fatto delle proposte migliorative, così come ci ha chiesto il Rup ai sensi di legge, facendo delle scelte politiche. Dove sta lo scandalo?». Si potrebbe obiettare che, tuttavia, era chiaro fin dall’inizio che il project non può fare a meno della strada per i crateri. Elemento da cui dipenderebbe la buona riuscita dell’investimento, come rimarcato dai proponenti. «Noi non dobbiamo agevolare nessuno, ma solo fare la pubblica amministrazione. Se il Comune di Catania deve realizzare un parcheggio multipiano in project, non affida al privato un’altra area da sfruttare in attesa della costruzione dell’opera. Se l’Ati ha le capacità economiche per il progetto lo farà, altrimenti niente».

E proprio questa sembra ad oggi l’ipotesi che prende sempre più corpo. Come andrà a finire, sindaco Puglisi? «Se non accettano le osservazioni? Li ringrazieremo e buonanotte».

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Redazione
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