PALERMO – «Illecita». È il termine più ripetuto, quasi fosse una litania, su carta intestata della Corte dei conti regionale. Le altre due parole frequenti, nelle 29 pagine dell’atto, sono un nome e un cognome: Patrizia Monterosso.
«Illecita», dunque, la presenza, dal 2012 a oggi, della “zarina” di Palazzo d’Orléans, come segretario generale. E «illecite» sono le tre delibere delle giunte con cui, negli ultimi cinque anni, Monterosso è stata nominata, confermata e rinominata nel ruolo apicale. Da esterna all’amministrazione regionale. Ora il procuratore regionale Gianluca Albo presenta il conto: 893.942 euro di presunto danno erariale. Suddiviso, in quota parte rispetto agli stipendi incassati dalla super dirigente, fra gli ultimi due presidenti della Regione, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, e 18 loro assessori che votarono le delibere “incriminate”.
Ai 20 ex amministratori regionali viene adesso notificato l’invito a dedurre, che vale come atto di costituzione in mora «per le somme dovute all’Erario per i fatti loro contestati».
Il procedimento del giudice contabile constata la «evidente fondatezza della dettagliata denuncia del sindacato dei dirigenti» (il Dir.R.Si, ndr) attraverso la «serena e oggettiva lettura della normativa di riferimento». Per Albo, le giunte di Lombardo e Crocetta, hanno di fatto attuato una «rimozione» delle modifiche imposte dalla legge Brunetta sulla nomina di dirigenti esterni. «Anche nella Regione Siciliana», scrive il procuratore, «si sarebbe dovuto verificare» che «tra le migliaia di dirigenti regionali (terza fascia compresa) e di funzionari della carriera direttiva (area D» ci fosse «l’insussistenza di quei requisiti richiesti», ovvero di «persone di particolare e comprovata qualificazione professionale». La «verifica interna» dev’essere «preceduta da adeguata pubblicità ed evidenza pubblica». Entrambi gli obblighi sono stati «ignorati» dagli ultimi governi regionali.
Ma nella Patrizia’s Story a Palazzo d’Orléans c’è un inizio, in attesa dell’imminente fine. Il “peccato originale” è la prima nomina voluta da Lombardo, che l’aveva sperimentata (e apprezzata) da capo di gabinetto dal gennaio 2011. Con delibera di giunta n. 248, a luglio 2012 Monterosso diventa, per la prima volta, segretario generale. La Corte dei conti fa le pulci all’interpello dei dirigenti interni, una «procedura di verifica informatica tra un ristretto numero di soggetti e senza alcuna pubblicità». E il giudice contabile si sofferma in modo pesante sull’insussistenza dei requisiti. Monterosso, ricostruisce il procuratore, è laureata in Filosofia con dottorato di ricerca con dissertazione finale dal titolo “L’esigenza di una comune gnoseologia in filosofie eterogenee: Adorno e Prigogine” e destinataria di un assegno per una ricerca su “La teoria della complessità negli aspetti etico-sociologici della problematica uomo-ambiente”.
«Non si dubita – scrive Albo – sul valore tecnico di settore di tali elaborati, ma, altresì, indubbia risulta l’oggettiva non inerenza di siffatti elaborati con l’incarico di Segretario Generale della Regione Siciliana». Un’altra bacchettata sulla «particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica» su cui è fondata la nomina. Nel curriculum di Monterosso si parla di lavoro «a tempo indeterminato presso il Miur», che per il procuratore «si risolve in una assunzione nel ruolo di docente di scuola primaria (maestra elementare), incarico di grande rilevanza sociale, ma all’evidenza sprovvisto di elementi valorizzabili nella scelta dell’incarico apicale tra tutti i dirigenti della Regione». E allora, per «plurimi elementi di illiceità», la messa in mora del governo regionale per un danno erariale stimato in 104.269,75 euro: una metà (52.134,87 euro) contestata a Lombardo, l’altra divisa in parti uguali (8.689,14 euro) fra gli allora assessori Alessandro Aricò, Accursio Gallo, Beppe Spampinato, Daniele Tranchida, Amleto Trigilio e Marco Venturi.
A ottobre 2012 si vota per le Regionali. Vince Crocetta. Che ha 90 giorni di tempo per «confermare, revocare o rinnovare» i dirigenti nominati da Lombardo. Con delibera di giunta 49/2013 viene confermata Monterosso segretario generale «fino alla scadenza fissata dal precedente contratto». Per il procuratore Albo «non era un atto dovuto», perché la riconferma è «una manifestazione di volontà che la giunta ha espresso aderendo e facendo proprio quanto deciso dal precedente governo regionale». Una conferma «sostanzialmente al buio» che «esprime massima leggerezza funzionale». Dunque, «l’ingiustificata acquiescenza al mantenimento degli effetti giuridici di una nomina illecita e il rinnovo di tali effetti» rendono «ancora più grave» di presidente e giunta. Nel pallottoliere del danno erariale si arriva a 576.670,32 euro: 288.335,16 per Crocetta, l’altra (41.190,73 a testa) a carico di Ester Bonafede, Nino Bartolotta, Lucia Borsellino, Dario Cartabellotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino e Patrizia Valenti.
Errare è umano. Ma, secondo la Corte dei conti, la Regione su Monterosso persevera. Alla scadenza del contratto quadriennale (voluto da Lombardo e confermato da Crocetta), l’incarico viene nuovamente conferito. Con un nuovo iter. L’ex sindaco di Gela chiede alla segreteria tecnica della Presidenza una «relazione ricognitiva» fra i dirigenti generali. «In sostanza – annota il procuratore Albo – il curriculum della dott.ssa Monterosso diventava l’unità di misura per valutare altre professionalità all’interno dell’organico regionale, ma soltanto con soggetti che avessero già ricoperto l’incarico di Dirigente Generale». Come lei non c’è nessuno, come lei soltanto se stessa medesima. Con delibera 231/2016 Monterosso è segretario generale per altri cinque anni. Finora il danno erariale stimato è di 213.001,88 euro. Anche qui a Crocetta è contestato il 50%; 17.750,15 euro a testa per gli assessori Lo Bello (l’unica “recidiva”), Vania Contrafatto, Giovanni Pistorio, Bruno Marziano, Baldo Gucciardi e Luisa Lantieri. Messi in mora per una nomina «illecita» per i soliti motivi: mancata verifica fra i ruoli interni e insussistenza di requisiti. Tanto più che su Monterosso «non risulta l’avvento di titoli culturali e/o professionali» nuovi. «Tali non potendosi ritenere, quanto meno ad avviso di questa Procura Regionale, l’intervento di una condanna per colpa grave ad euro 1.279.007,04 per danno erariale» commesso da Monterosso «nella qualità di dirigente generale della Formazione professionale in pregiudizio della Regione Siciliana», scrive Albo. Con malcelata perfidia giuridica.
Twitter: @MarioBarresi