Si dichiaravano indigenti mentre, in realtà, percepivano provvidenze comunitarie previste dalla politica agricola comune quali imprenditori agricoli per decine di migliaia di euro, ottenendo così indebitamente il reddito di cittadinanza. Scoperti dalle fiamme gialle del Comando Provinciale Enna a seguito di una preliminare analisi di rischio condotta a largo raggio nei riguardi di 7.600 beneficiari di contributi dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura -AGEA-, e potenzialmente in grado di sfuggire alla verifica dei requisiti reddituali e patrimoniali richiesti per ottenere il sussidio.
In particolare, i finanzieri della Tenenza di Nicosia, sotto il costante coordinamento del Comando Provinciale, hanno espletato una serie di attività volte ad individuare e reprimere condotte penalmente rilevanti, perpetrate con il fine ultimo dell’illecita percezione della citata misura di sostegno.
Il reddito di cittadinanza, come noto, spetta unicamente in presenza di stringenti requisiti, autocertificati dal richiedente e volti a dimostrare non solo la propria condizione di difficoltà, ma anche quella dei componenti il nucleo familiare di riferimento.
In effetti, sebbene gli aiuti all’agricoltura a favore degli imprenditori del settore primario non formino oggetto di dichiarazione ai fini fiscali, lo stesso non vale per la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) ai fini del rilascio dell’attestazione ISEE la quale contiene le informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale necessarie a descrivere la situazione economica complessiva riferita all’intero nucleo familiare del richiedente. Detta dichiarazione è necessaria per ottenere il reddito di cittadinanza; misura di sostegno tendente ad assicurare un livello minimo di sussistenza ai destinatari, in attesa di inserimento nel mondo del lavoro.
Così nella lista delle posizioni irregolari sono finiti 36 imprenditori della provincia di Enna con situazioni economiche non marginali e già percettori di contributi comunitari erogati dalla P.A.C. (Politica Agricola Comune) i quali “omettevano scientemente di indicare tali provvidenze attingendo così al reddito di cittadinanza non di spettanza – dicono le Fiamme gialle -Gli indebiti percettori del beneficio economico, che in alcuni casi arrivavano a ottenere anche importi di sussidio di cittadinanza pari a 1.200 euro mensili, sono stati quindi segnalati alla Procura della Repubblica di Enna guidata da Massimo Palmeri e rischiano adesso la reclusione da due a sei anni”.
Nel contempo, sono state immediatamente avviate le operazioni per la revoca/decadenza del beneficio ed il recupero dell’indebito, di competenza dell’Inps quantificato allo stato complessivamente in oltre 200.000 euro. “In questo ultimo periodo, caratterizzato da una diffusa richiesta di sovvenzioni pubbliche per sopperire alle situazioni di difficoltà economiche connesse all’emergenza epidemiologica, l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Enna nell’ambito dell’operazione denominata “Inside”, contraddistingue l’attività di polizia economico-finanziaria a vocazione sociale operata dal Corpo a contrasto delle indebite percezioni di prestazioni assistenziali non dovute e di ogni forma di iniquità che potrebbe intaccare la coesione sociale e sottrarre risorse ai cittadini onesti aventi diritto al sostegno economico da parte di chi falsamente rappresenta una situazione di difficoltà e di disagio”, dicono ancora dalla Guardia di Finanza.