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Messina &Denaro: tutti gli affari del boss dall’eolico al turismo

Il “vento degli affari” dietro l’impero del padrino. Pale in tutto il Trapanese, il ruolo di Nicastri, i progetti improbabili  e il j’accuse di Italia Nostra

Di Mariza D’Anna |

La mafia che ha fatto affari nella provincia, con l’arresto di Matteo Messina Denaro, perde il capofila ma non si sa se perderà la sua forza vitale. Se, come dicono gli investigatori, il boss è stato l’erede di Totò Riina, da quando Riina è morto, Messina Denaro ha tessuto, grazie a prestanome, le trame e affari imprenditoriali molto redditizi soprattutto in questo territorio. Questa lettura arriva dai decreti di sequestro e di confisca. La mappa delle attività in cui la mafia ha fatto affari è molto vasta e, almeno nell’arco degli ultimi 15 anni, molte sono state  passate al setaccio nelle indagini che oltre a portare in carcere 250 persone “vicine” a Matteo Messina Denaro, hanno colpito patrimoni e imprese. Non tutte le confische sono andate a buone fine per lo Stato, alcuni patrimoni sono stati restituiti e altre attività sottratte alla mafia e affidate ad amministratori giudiziari, non sono riuscite a restare sul mercato. Ma questo capitolo fa parte di un’altra storia. 

La mafia, è certo, che aveva diversificato gli interessi e saputo  individuare i settori più permeabili e più redditizi e aveva operato con le connivenze di cui ha goduto. Uno degli ultimi settori su cui aveva messo le mani è quello dell’energia eolica. I  parchi eolici hanno invaso le campagne desolate dell’entroterra del Trapanese; percorrendo le dissestate  strade interne, si possono contare centinaia di pali, decine di parchi, alcuni non funzionanti ed è emerso dalle intercettazioni e dai sequestri che Matteo Messina Denaro aveva visto giusto: dei quattro miliardi del patrimonio sequestrato ai prestanome del boss, una parte rilevante è occupata proprio dai soldi dell’eolico.

Magistrati e investigatori avevano individuato nell’imprenditore alcamese Vito Nicastri la persona vicina al boss; colpito da un maxi sequestro di 1,3 miliardi di euro realizzati con le rinnovabili, ha subito più processi, l’ultimo in Cassazione che aveva annullato con rinvio la sentenza di appello in cui era stato condannato a quattro anni per intestazione fittizia dei beni e assolto dall’accusa di concorso esterno, mentre in primo primo grado il gup di Palermo  lo aveva condannato a 9 anni anche per concorso esterno. 

Sull’eolico Italia Nostra in questi giorni ha preso una posizione decisa evidenziando «perplessità sulle politiche di incentivazione delle rinnovabili, una gallina dalle uova d’oro che, grazie agli incentivi più alti d’Europa, ha fatto gola alla malavita organizzata». Ha evidenziato che «dietro al proliferare delle richieste di impianti eolici presentate a Terna e ai tanti progetti improbabili e raffazzonati, che vengono respinti dalle Commissioni, si annidano purtroppo anche aziende riconducibili alla malavita». E ha chiesto «la costituzione di un Albo analogo a quello per le grandi infrastrutture pubbliche.  Si potenzino i controlli sui progetti e si nazionalizzino gli impianti eolici collegati a interessi mafiosi». 

Ma l’eolico non era il solo grande affare della mafia. Dalle indagini più datate emerge che anche il settore turistico aveva fatto gola alla criminalità e così quello dei centri commerciali. A Castelvetrano, città di Messina Denaro, è nato Belicittà, uno dei 10 centri commerciali della Grigoli distribuzione srl, del “Gruppo 6 Gdo”, di Giuseppe Grigoli, condannato per mafia e poi collaboratore di giustizia a cui venne confiscato un patrimonio da 700 milioni. Oggi in quei 10mila mq di negozi, confiscati nel 2013, grazie al lavoro degli amministratori, l’attività è ripresa e garantisce 150 posti di lavoro e 250 nell’indotto.

Scommesse e slot machine, edilizia e costruzioni movimento terra sono altri settori in cui la mafia si è infiltrata, senza dimenticare l’interesse per i beni archeologici, sin dal 1969 quando all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo venne rubata La Natività del Caravaggio e poi, passando dalla Svizzera, il tentativo di furto del Satiro danzante di Mazara del Vallo. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA