il femminicidio
Nei video di Melina su Tik Tok c’è la chiave dei delitti di Riposto
Una delle due vittime ha pubblicato molti video di sfida con riferimenti che ora, a tragedia compiuta, appaiono chiarissimi
Un vero rompicapo. Un’indagine tutta in salita per i carabinieri che stanno cercando di ricostruire un gigantesco puzzle. Tra messaggi subliminali di una delle due vittime, Melina Marino, sui social, soprattutto su Tik Tok. Video si aperta sfida, senza mai fare nomi ma con riferimenti che però appaiono chiarissimi ora che la tragedia si è consumata. Sotto la lente anche le telefonate intercorse tra quest’ultima e il suo carnefice.
Quel Turi La Motta che sabato mattina, alle 8.30 gli ha sparato al viso colpendola mortalmente da distanza ravvicinata. Dalla ricostruzione del primo omicidio probabilmente si potrà arrivare, pian piano, al quadro complessivo.
Le telecamere della zona sul lungomare Pantano acquisite dai carabinieri hanno ripreso da varie angolazioni il “film” del primo femminicidio. La Motta giunge sul posto attorno alle 8.30. La Suzuki Ignis di Marino è già parcheggiata sul ciglio della strada. Probabilmente i due si erano dati appuntamento in quel luogo, al telefono. La Motta, secondo quanto si è appreso, sarebbe salito dal lato posteriore della vettura e avrebbe estratto la pistola dal proprio marsupio esplodendo il colpo da distanza ravvicinata. Poi ha raggiunto la Golf con al volante Valvo e si è fatto accompagnare da questi a piazza San Pietro. Resta da capire, a questo punto, quali sono state le successive mosse di La Motta. Probabilmente ha raggiunto via Roma a piedi. Ma in questo caso avrebbe intercettato la seconda vittima, Santina Castorina, poco distante una farmacia, nell’istante in cui usciva dall’abitacolo della propria Panda. Due colpi al volto, per poi fuggire e scomparire.
Gli investigatori dovranno poi ricostruire la rete di contatti di La Motta a cominciare dal modo in cui è riuscito a procurarsi un revolver. Buchi neri in quella sua finta “redenzione”, attraverso cui era riuscito ad usufruire dei permessi premio e della semilibertà. Ieri, intanto, il presunto complice di La Motta, quel Lucio Valvo, 55enne, incensurato che, come detto ha fatto da “autista” al 63enne ex ergastolano, ha reso spontanee dichiarazioni al gip Luca Lorenzetti: «Sono assolutamente innocente dai reati che mi contestate, gli ho soltanto dato un passaggio in auto». L’indagato si è poi avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, l’avv. Enzo Iofrida, dopo l’interrogatorio di convalida, ha precisato che «non è vero che Valvo abbia accompagnato La Motta a casa» dopo il delitto, «come si può rilevare dall’analisi del gps della sua auto» e che «non stava scappando dalla sua abitazione di Giarre quando è stato arrestato, perché era a casa». Il legale ha precisato che il suo assistito «non ha neppure un cellulare con cui comunicare» e che questo «va a suo favore per eventuali appuntamenti telefonici che non poteva assolutamente prendere».