PALERMO – «Se tu prendi la roba da loro, vuol dire che comunque c’è una complicità tra te e loro, capito? Cioè lei se li va a prendere, te li porta a te e tu li riporti indietro». Così uno degli operatori di Save The Children, interrogati dalla polizia che indagava sulla ong tedesca Jugend Rettet, descriveva, parlando con un amico e non sapendo di essere intercettato, la condotta dell’equipaggio.
Il testimone allude al fatto che la nave della Jugend, la Iuventa, sequestrata oggi, andava a prendere i migranti dagli scafisti invece di intervenire solo in casi di pericolo, come prevede la legge. «Fa rifornimento, si ferma a Malta. Loro c’hanno la base d’appoggio a Malta! Come pure il Moas, sta a Malta!», prosegue.
L’operatore poi commenta che la nave della Rettet non scarica mai i migranti nei porti italiani. «La Iuventa, lei si è giustificata dicendo che comunque la capienza era molto inferiore rispetto a quello che poteva portare e quindi… preferiva fare il primo soccorso a mare e poi trasbordare sulle altre navi, però., chiacchiere sono! Capito?”
«Ed infatti, come detto, proprio a causa delle ridotte dimensioni, – scrive il gip che ha disposto il sequestro della Iuventa – la motonave Iuventa, dopo avere effettuato i soccorsi, trasborda i migranti su altre imbarcazioni che, com’è noto, giungono presso i porti italiani».
In una deposizione invece un altro operatore di Save the Children dice: «La più temeraria era sicuramente la Iuventa che, da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa, che è un’ imbarcazione piccola e vetusta, fungeva da “piattaforma” ed era sempre necessario l’intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante…».
La testimonianza è riportata nel provvedimento di sequestro.
«La stranezza la vedevamo nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo, – prosegue il racconto – restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona dei soccorsi a bordo di piccole imbarcazioni di vetroresina o legno. Voglio sottolineare che, normalmente, non si restituiscono i gommoni ma questi devono essere tagliati e affondati dopo aver prelevato i migranti, per evitare che vengano riutilizzati dai trafficanti».
Circostanza molto compremettente anche quella del 26 giugno scorso quando alle 17 sull’albero a poppa della Iuventa, battente bandiera olandese, della Ong tedesca Jugend rettet, è stata issata la bandiera libica. Lo scrive anche questo il gip nel provvedimento di sequestro della nave. Il gip citando una testimonianza intercettata scrive che «l’ostilità verso l’Italian Maritime Rescue Coordination Centre è confermata dal cartello con la scritta ‘Fuck Imrcc’ posizionato alla prua della Iuventa.
L’Ong, scrive il giudice, «ha mostrato un atteggiamento di scarsa collaborazione verso le direttive impartite da Imrcc, confermando la volontà di voler effettuare esclusivamente trasbordi su altri assetti navali verosimilmente al fine di non attraccare in porti italiani». Una donna di nome Katrin, della Iuventa, intercettata in ambientale, ha detto, parlando anche dei suoi collaboratori, che avrebbero evitato di consegnare alla polizia materiale video fotografico relativo ai soccorsi e immagine di soggetti che conducono imbarcazioni di migranti in quanto potrebbero essere arrestati.