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l'inchiesta sul naufragio di porticello

Naufragio Porticello, “traballa” la posizione del capitano Cutfield: ecco che cosa vogliono sapere i pm

Nuovo interrogatorio in Procura per il capo dell'equipaggio del Bayesan affondato e che ha provacato la morte di sette persone

Di Redazione |

Sarà nuovamente interrogato nel pomeriggio il comandante del veliero di lusso Bayesian, il neozelandese James Cutfield, come persona informata sui fatti. Al comandante saranno poste alcune domande in relazione alle testimonianze degli ospiti del natante e dei membri dell’equipaggio e dopo che gli inquirenti hanno acquisito le immagini del robot subacqueo inviato sul fondale dove giace il Bayesian dopo il naufragio.

Le questioni che il pm ha voluto chiarire con il capitano sono in relazione alle testimonianze degli ospiti del natante e dei membri dell’equipaggio, anche dopo aver acquisito le immagini del robot subacqueo inviato sul fondale dove giace il Bayesian dopo il naufragio. Tra le domande poste a Cutfield ci sarà quella relativa ai portelloni laterali (erano chiusi o aperti?) e alla posizione della deriva. Le autopsie sui cadaveri delle vittime dovrebbero cominciare la prossima settimana dopo la notifica degli avvisi di garanzia, l’ipotesi è reato di naufragio e omicidio colposo. Gli esami sono irripetibili quindi gli eventuali indagati dovranno nominare consulenti di parte. Tra gli indagati ci sono quasi certamente i responsabili della navigazione, il comandante, forse il suo vice e l’uomo che era in plancia quando si è scatenato il temporale e il downburst.

La questione dei portelloni

La questione dei portelloni e della deriva sono fondamentali per l’inchiesta perché la barca era considerata inaffondabile e soltanto imbarcando tonnellate di acqua poteva inabissarsi da poppa dicono gli esperti, come Franco Romani dell’ufficio progetti di Perini Navi, secondo cui il Bayesian faceva parte della serie dei 56 metri di Perini: «Dieci barche in tutto, una linea dunque più che consolidata». «Barche che possono fare qualsiasi cosa – dice – La mia personale interpretazione è che abbiano lasciato aperto il portellone laterale. Se chiudi tutto, l’acqua non entra: in condizioni estreme, la barca può rollare quanto vuole, ma non va a fondo. Per questo credo che sia rimasto aperto il portellone di fianco, quello che si usa per uscire col tender e le immersioni. C’è un margine di 60 centimetri: quando la barca ha sbandato, sono entrate tonnellate d’acqua che hanno finito per invadere la sala macchine, se, come penso, pure quella è stata lasciata aperta – aggiunge – E non c’è stato più nulla da fare».

Il computo dei morti

Un’altra domanda che gli inquirenti dovranno porre è la posizione di tutti quelli che erano a bordo: come mai su 10 componenti l’equipaggio solo uno è deceduto mentre dei 12 passeggeri ne sono morti sei? L’equipaggio era già sul ponte consapevole della bufera e non ha dato l’allarme a chi invece dormiva ancora nella propria cabina?I nove componenti l’equipaggio sono ancora nell’hotel Domina-Zagarella a Santa Flavia (Palermo) che è sempre blindato e off limits ai giornalisti. C’è un via vai di automobili della polizia di Stato e della Capitaneria di porto. I responsabili dell’albergo non hanno ricevuto indicazioni sulla permanenza dei nove dopo che ieri i sei passeggeri del Bayesian, compresa la proprietaria ufficiale Angela Barcares, moglie del tycoon Mike Lynch e madre di Hannah entrambi morti nel naufragio, hanno lasciato lo Zagarella per imbarcarsi su un jet privato e raggiungere Londra. Nel tratto di mare di fronte Porticello dove è affondata l’imbarcazione non vi sono natanti se non una barca della Capitaneria perchè la zona è interdetta alla navigazione. Porticello è tornato alla normalità dopo che forze dell’ordine, Capitaneria e volontari hanno terminato le operazioni di recupero dei corpi delle vittime lasciando liberi strade e molo.

La testimonianza del pescatore

«Non è giusto dare la colpa all’equipaggio, come sento da più parti. Io quella notte ero qui e non ho mai visto nulla di simile. Una tempesta così violenta. Anche la mia barca ha subito gravi danni, per fortuna si è salvata”. A parlare con l’Adnkronos è Giuseppe Storniolo, un pescatore di Porticello che a una settimana dal downburst, come è stato definito ieri dagli inquirenti, che ha provocato il naufragio del veliero britannico, parla di quelle ore. «Al mio arrivo ho visto le imbarcazioni della Guardia costiera e Capitaneria di porto che cercavano uno yacht appena affondato, noi pensavamo si trattasse di una imbarcazione piccola. Ma poi abbiamo saputo che era lunga 56 metri». Storniolo, che vive da una vita in mare, è convinto che «non sia stato lasciato aperto il portellone della barca», come ipotizza la Procura, anche se al momento è solo una ipotesi dei magistrati. «Se aveste visto anche voi quella tromba marina che si è abbattuta quella notte sul porto, capireste la violenza delle raffiche di vento- spiega – tonnellate di acqua cadute in pochi minuti sulla imbarcazione che l’hanno portata a fondo».

La preghiera a Porticello

E in serata si è svolto un momento di preghiera sul lungomare di Porticello in memoria delle sette vittime, con tutte le forze dell’ordine impegnate nelle operazioni di soccorso e recupero dei morti. A celebrare il momento di preghiera don Vincenzo Buscemi il parroco della chiesa Madonna del Lume di Porticello e don Giovanni Pipia parroco della basilica di Solunto, a Santa Flavia. Le vittime del naufragio sono state Recaldo Thomas, cuoco di bordo; Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International; sua moglie Anne Elizabeth Judith Bloomer; l’imprenditore britannico Mike Lynch; la figlia Hannah Lynch; il legale di Lynch Chris Morvillo e sua moglie Neda.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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