Mafia
Morto Angelo Siino, la mente economica del boss Totò Riina
Era chiamato "ministro dei Lavori Pubblici". Le sue dichiarazioni, a partire dal 1997, hanno aperto squarci sull'intreccio mafia-politica-imprenditoria fino a quel momento soltanto sfiorati
Lo chiamavano il "ministro dei Lavori pubblici" di Cosa nostra. Perché per anni Angelo Siino, mente economica del boss Totò Riina, ha gestito per conto dei boss mafiosi l'affidamento di numerosi appalti pubblici. Frequentava l’intera Cupola di Cosa nostra, dai boss Provenzano e Riina, a Brusca e Bontate, fino all’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. E insieme hanno gestito arbitrariamente tutti i gangli del potere alla loro portata. Fino al giorno in cui ha deciso di raccontare tutto ai magistrati. Un collaboratore di giustizia 'eccellentè, che per anni ha spiegato agli inquirenti tutti i retroscena di Cosa nostra. Ha raccontato l'espansione degli interessi di Cosa Nostra nel Nord Italia, o la discesa degli affaristi settentrionali nei meandri delle dinamiche mafiose. Un uomo potente, Siino, chiamato 'Bronson', patito di auto da corsa e pilota di rally, così potente da essere lui a guidare la Papamobile nella visita che Karol Wojtyla fece a Palermo il 21 novembre 1982. A quel tempo era ancora 'ministrò in 'caricà in Cosa nostra.
Le sue dichiarazioni, a partire dal 1997, hanno aperto squarci sull'intreccio mafia-politica-imprenditoria fino a quel momento soltanto sfiorati. Aveva avuto da Totò Riina la "delega" ad occuparsi dei grandi appalti miliardari degli enti pubblici ed a mediare con gli imprenditori, grossi e piccoli, siciliani e del nord Italia. A lui Riina aveva anche affidato la "divisione" delle tangenti per i politici che avevano aiutato Cosa nostra a gestire in prima persona con prestanomi i grandi appalti. Quando ha deciso di collaborare, l’ex 'ministro di Cosa nostra" a cui avevano già sequestrato patrimoni per ben 12 miliardi di vecchie lire, stava scontando una pena a 8 anni di reclusione agli arresti domiciliari ed era stato raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare per l’appalto truccato e gestito da Cosa nostra per i lavori della nuova pretura di Palermo. E qualche giorno decise di collaborare.
Due anni fa la sua vita è stata stravolta dal suicidio del figlio Giuseppe, di 47 anni, che si è ucciso sparandosi un colpo di pistola alla testa. Dopo un litigio con la moglie. Dopo il pentimento di Angelo Siino il figlio e la sua famiglia sono entrati nel programma di protezione e sono stati trasferiti in una località protetta dell’Alta Padovana con un nuovo nome. Nella piccola frazione di San Michele delle Badesse avrebbero dovuto cominciare una nuova vita, ma qui l’uomo si è tolto la vita. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA