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Morte Scieri, ex commilitone assolto: mancava la prova che si trovasse in caserma

Così la Corte di Cassazione ha motivato la conferma dell’assoluzione di Andrea Antico. Il parà siracusano fu trovato senza vita nella caserma Gamerra di Pisa nel 1999

Di Redazione |

Non c’è la prova certa che abbiano agito in tre per provocare la morte di Emanuele Scieri, il 26enne siracusano, paracadutista di leva, morto il 13 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa dove il cadavere fu poi trovato tre giorni dopo. Si può arrivare a una condanna solo quando è possibile «escludere ragionevolmente la possibilità di ipotesi ricostruttive alternative». Così la Corte di Cassazione ha motivato la conferma dell’assoluzione di Andrea Antico, uno dei tre ex commilitoni di Scieri finiti a processo per la sua morte, unico a scegliere il rito abbreviato.

Secondo gli ermellini per quanto riguarda Antico, «l’ipotesi ricostruttiva alternativa non riguarda la dinamica dell’omicidio», quanto piuttosto se l’imputato fosse presente oppure no in caserma la notte in cui il 26enne morì. E se il testimone chiave dell’accusa ha «riferito un fatto reale, e precisamente la presenza di alcuni commilitoni che in maniera agitata commentavano qualcosa di grave che avevano appena commesso nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1999» avrebbe però collocato tra loro «erroneamente anche Antico». Quest’ultimo quella notte non c’era perché in licenza, anche se altre volte era stato visto «insieme agli altri due imputati Panella e Zabara». Antico ha sempre sostenuto di non essere stato in caserma la sera del 13 agosto 1999 e, conclude la Cassazione, lui e i genitori «anche quell’anno avevano passato tutti insieme il Ferragosto in Puglia» dove l’imputato era giunto «il 13 dopo avere viaggiato di notte».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA