Notizie Locali


SEZIONI
Catania 12°

Processo

Montante, Venturi: «Era pericoloso, pentiti lo accusavano»

 E' quanto ha dichiarato l’imprenditore ed ex assessore regionale alle Attività Produttive durante la sua deposizione nel corso dell’udienza di questa mattina del processo con rito ordinario sul cosiddetto «Sistema Montante», rispondendo al pm Maurizio Bonaccorso

Di Redazione |

«Dopo la notizia del febbraio 2015 sull'indagine di mafia a carico di Antonello Montante, io e Alfonso Cicero avevamo compreso che Montante era molto pericoloso in quanto, diversi pentiti, lo avevano accusato di essere organico a «Cosa nostra» sin dagli anni 90. Anche altri fatti inquietanti successivi evidenziarono la sua pericolosità». Lo ha detto l’imprenditore ed ex assessore regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi, durante la sua deposizione nel corso dell’udienza di questa mattina del processo con rito ordinario sul cosiddetto «Sistema Montante», rispondendo al pm Maurizio Bonaccorso. "Montante – ha continuato Venturi – faceva il doppio gioco a discapito di Alfonso Cicero il quale, rischiando la sua incolumità, denunciava con grande coraggio il malaffare e la mafia nelle aree industriali della Sicilia. L’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo, aveva fatto di tutto per fare saltare la riforma delle aree industriali, così come, sotto-traccia, aveva fatto Montante. Sono stato io, nella qualità di assessore regionale 'tecnicò, a convincere molti deputati regionali, di maggioranza e di opposizione, ad esprimersi favorevolmente per la riforma delle Asi. Lombardo, voleva che isolassi l’ex presidente Irsap Alfonso Cicero nel mentre denunciava con coraggio il malaffare nelle aree industriali di Enna e di Caltanissetta rischiando per la sua incolumità. Montante – ha proseguito Venturi – non ha mai firmato un atto di costituzione di parte civile contro la mafia. Sono stato io a firmarli gli atti di costituzione di parte civile nei processi contro la mafia, quale vice presidente di Confindustria Caltanissetta, tra i quali la costituzione di parte civile nel processo Munda Mundis ed altri».

«Nel settembre 2015 cercai di parlare con il presidente nazionale di Confindustria di allora, Squinzi. Ci furono una serie di messaggi, inizialmente cordiali, in cui chiedevo un incontro con lui per denunziare i gravi fatti che stavano succedendo a Caltanissetta per cui non si stava applicando il codice etico, visto che il presidente regionale Antonello Montante era indagato per mafia e i pentiti dicevano che era organico a Cosa Nostra. Fatti gravissimi che ledevano l’onorabilità di Confindustria e che prevedevano, secondo il codice etico, l’espulsione», ha raccontato ancora Venturi. Squinzi mi manda un sms – continua Venturi – dicendomi che era a Taranto. Di lì a poco vengo a sapere che a quel convegno di Confindustria c'era anche Montante e dopo una mezz'oretta mi arriva la convocazione da parte dei probiviri nazionali. Premetto che questi ultimi erano tutti uomini messi lì da Montante, tutti suoi amici, tra cui il segretario Federico Landi. Nel pomeriggio, finito il convegno Squinzi fa un comunicato stampa in cui esprime massima solidarietà a Montante. Di lì a poco io gli scrivo dicendo che ero rimasto allibito che prima ancora di ascoltarmi avesse preso posizione dando solidarietà a Montante. Il giorno dopo ho subito un’altra nota da parte dei probiviri in cui scrivono che non avrei più dovuto comunicare con la stampa». Venturi aggiunge: «Il primo ottobre 2015 diedi le dimissioni da dirigente di Confindustria dopo avere subito un ingiusto 'processò da parte di probiviri di per avere rilasciato dichiarazioni alla stampa sull'indagine di mafia riguardante Montante. Confindustria nazionale, invece di espellere Montante per la pesante indagine per mafia, mi fece un 'processò per tentare di ostacolarmi in tutti i modi».   

Sono 17 gli imputati: l’ex presidente del Senato Renato Schifani, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, Massimo Romano, Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA