Sono trascorsi 12 giorni dalla condanna da parte della Cassazione per corruzione e accesso abusivo di Antonello Montante, l’ex leader di Confindustria Sicilia. Gli atti però passano alla Corte d’appello per la rideterminazione della pena e si attendono le motivazioni degli ermellini prima di un processo bis. Nel frattempo c’è una lettera che è arrivata alla procura generale di Caltanissetta (precisamente all’ufficio esecuzioni), in cui si “invita” a fare i conti sugli anni di pena diventati «irrevocabili» per Montante, dopo il verdetto dello scorso 30 ottobre. L’ex paladino dell’antimafia, ricordiamo, è stato assolto dal reato associativo. Ma la Cassazione ha dichiarato la sua responsabilità penale per quattro capi d’imputazione, tre per corruzione e uno per accesso abusivo soltanto sulle condotte post 2016.
L’avvocato Sebastiano Fazio, che assiste la parte civile Marco Benanti (giornalista, fra gli “spiati”), ha chiesto di «verificare se sulla scorta della dichiarazione di passaggio in giudicato della sentenza debba essere disposto l’ordine di carcerazione per pena superiore a quattro anni ( art. 656 c.p.p.)». Calcolo che anche La Sicilia aveva fatto il giorno dopo il verdetto.
Il legale è ben preciso nelle somme, sottrazioni e divisioni. Partendo dalla sentenza emessa dalla Corte di Appello di Caltanissetta nel 2022 che ridusse a 8 anni la pena (rispetto ai 14 della gup), Fazio evidenzia che «il trattamento sanzionatorio rispetto alla responsabilità penale di Montante» fu così determinato: pena base sei anni (la corruzione in cui è coinvolto maggiore Ettore Orfanello, imputato al processo con rito ordinario), aumentata di due anni (per la corruzione in cui è imputato il colonnello Giuseppe D’Agata, anche lui imputato a Caltanissetta) e di anni 1 e mesi 4 (per la corruzione con Marco De Angelis)». Per il legale di parte civile «la somma delle pene inflitte, pari a 9 anni e 4 mesi è passata in giudicato» e «in virtù della scelta del rito va determinata definitivamente in 6 anni 2 mesi e 20 giorni».
L’avvocato “sollecita” la procura generale a considerare che l’unica cosa che potrà accadere nell’appello-bis «sarà suscettibile solo di aumento in continuazione» in relazione all’accesso abusivo. Infine, il penalista sottolinea che dalla pena «definitivamente inflitta va detratto il periodo di carcerazione» già espiato da Montante «pari 1 anno 8 mesi e 27 giorni». Dal “pallottoliere”, per il legale del giornalista Benanti, «risulta che a tutt’oggi Montante deve scontare la complessiva pena di 4 anni 5 mesi e 23 giorni di reclusione».
Quindi, essendo una pena superiore a 4 anni «deve pertanto essere obbligatoriamente e tempestivamente posta in esecuzione». Ora spetta all’ufficio esecuzioni penali della Procura generale di Caltanissetta accogliere o meno l’istanza. E se dovesse essere rigettata non è escluso che si apra un’altra battaglia. Con lo spettro di un precedente: quello dell’ex giudice Silvana Saguto.