Montante e le mani su Fontanarossa: «Qui c’è una guerra impressionante»

Di Mario Barresi / 23 Marzo 2021

Quando, in un retroscena pubblicato il 4 giugno 2016, La Sicilia svelò le trame di Antonello Montante su Fontanarossa, dall’ufficio stampa dell’allora Confindustria Sicilia arrivò una garbatissima telefonata di smentita: il presidente, peraltro già indagato per mafia, «non si occupa di nomine alla Sac».

Ma le carte della seconda tranche dell’inchiesta di Caltanissetta sull’ex paladino antimafia raccontano un’altra storia. E cioè che non solo Montante, ancora potentissimo nell’era del governo di Rosario Crocetta, briga eccome per scegliere chi comanderà all’aeroporto di Catania. E anzi: in un doppio (anzi: triplo) gioco, prova a mettere il cappello su ogni aspirante, anche rinnegando rapporti consolidati con i suoi sodali. «Pirchì c’è ‘na guerra impressionante», ammette intercettato. La squadra mobile nissena sente anche due testimoni (l’ex assessore Marco Venturi e l’ex direttore di Confindustria Catania, Franco Alfio Vinci) e nell’informativa ai pm argomenta «l’importanza strategica del progetto di unificazione delle Camere di Commercio siciliane in ragione del controllo su ciascun aeroporto dell’area di competenza» e come «appare chiarissimo l’interesse del Montante a controllare anche gli aeroporti».

Siamo nell’estate, caldissima, del 2016. Quella delle tormentate nomine alla Sac. «L’inferno sta succedendo», sbotta l’allora assessora regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, fra gli indagati del filone-bis sulla corruzione. È il 22 luglio 2016, Montante chiama già alle 9 la sua fedelissima al telefono fisso di un hotel in Umbria. E lei lo aggiorna sulle ultime novità: Crocetta, ricostruisce la squadra mobile, è «in netto disaccordo» sul tandem composto da Ornella Laneri e Nico Torrisi, perché quest’ultimo «non è legato a loro». E poi ci sono altri due imprevisti. Il primo: l’allora sindaco Enzo Bianco, «precisando di averne parlato col presidente Montante», le conferma via sms che «i nomi da proporre erano proprio quei due». Il secondo: Laneri, imprenditrice confindustriale, pone una condizione d’onore: «Parlo con lei e mi dice: “Io se non c’è l’ok di Nico non ci sto”», rivela Lo Bello a Montante nella telefonata.

Quando il gioco si fa duro, i duri inziano a giocare. «Noi che tempi abbiamo?», chiede all’assessora, poiché «devo sapere quando chiamare lui». Cioè Crocetta. «Abbiamo poco tempo, secondo me abbiamo un’ora e mezza». E il paladino dell’antimafia si mette subito in moto. Chiama il governatore «per dare il suo assenso alla nomina» di Laneri, ricostruiscono gli investigatori. Ma le voci corrono e l’equilibrio iniziale si sta rompendo. Montante risente l’assessora che lo aggiorna: «Quella (Laneri, ndr) il curriculum lo sta mandando, Nico (Torrisi, ndr) fa come un pazzo». Lui commenta con cinismo. Ridendo: «Quindi ha abbandonato l’amicizia di Nico…».

 

Lo Bello anticipa che comunque l’indomani avrebbe dovuto parlare con l’ormai amministratrice delegata vincente. E il dante causa le dà le istruzioni per incastrarla con un tono anche un po’ minaccioso: «In questa cosa potevo impormi sul nome con l’appoggio di tanti e però tu per me sei un’opportunità (…) quindi attenzione però: appena c’è un minimo gioco c’è un mondo che si mette contro». Poi è Montante stesso, a mezzogiorno di quel 22 luglio, a chiamare Laneri. «Per il momento tu parla solo con Enzo, va bene?», è il primo consiglio. A cui ne segue uno sull’«avvocato di Catania», ovvero «stacci lontano». Per gli inquirenti si tratta certamente di Antonio Fiumefreddo, che «aspirava alla carica di presidente», anche per i consolidati rapporti con Montante di cui si parla in altri atti dell’inchiesta. Poi l’imprenditore di Serradifalco sillaba alla manager; «Per essere chiaro: Confindustria zero con nessuno, non c’entra un cazzo». Come a voler “blindare” la nomina anche dall’amico Ivan Lo Bello, comunque in ottimi rapporti con Laneri.

La cronaca di quei giorni è l’epopea crocettiana di “Fontanarosa”: due donne al vertice, l’imprenditrice alberghiera come ad e Daniela Baglieri (oggi assessore ai Rifiuti) come presidente in quota Beppe Lumia. Ma il “delitto perfetto” ha un’imperfezione: il curriculum di Laneri non ha alcuni requisiti e lei decade dalla carica. La ruota gira e comincia a muoversi di nuovo anche Montante. Mollando la manager e pensando alla successione.

Il 7 ottobre 2017 viene scelto il nuovo ad di Sac: è proprio Torrisi, impallinato tre mesi prima, con cui gli investigatori sostengono che Montante abbia mantenuto comunque un «legame». Alle 21,57 dello stesso giorno il leader confidustriale, intercettato, lo chiama per congratularsi.

Nico: Pronto?

Antonello: Lei è l’amm… l’amministratore delegato… degli aeroporti di Catania?

Nico: Ciao presidente mio, come stai?

Antonello: Bene… complimenti!

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