Misterbianco, botte alla moglie per farsi consegnare la tessera del reddito di cittadinanza

Di Redazione / 22 Luglio 2020

Botte alla moglie per ottenere la tessera del reddito di cittadinanza. I carabinieri della Tenenza di Misterbianco hanno arrestato un 27enne di Misterbianco, per maltrattamenti in famiglia. La richiesta d’aiuto è arrivata da una donna che li avvertiva di essere stata picchiata dal marito. La pattuglia, subito arrivata in via Manzoni, era riuscita ad evitare più gravi conseguenze. La giovane donna, madre 26enne di un bimbo di 13 mesi, aveva subito l’aggressione del marito che, ormai abbandonata la casa familiare, si era trasferito e viveva presso l’abitazione paternese dei genitori. In particolare l’uomo pretendeva che la donna gli riconsegnasse la carta per la fruizione del “reddito di cittadinanza”, nonostante quest’ultima cercasse di fargli capire che essa rappresentava l’unica fonte di sostentamento per lei stessa ed il piccolo, scatenando però l’ira dell’uomo che l’ha strattonata facendola cadere in terra. La donna così, mentre l’uomo era impegnato nella ricerca della tessera, ha chiamato i carabinieri. L’intervento dei militari ha evitato che l’uomo usasse violenza anche nei confronti della suocera che era accorsa. La donna stavolta ha presentato una denuncia nei confronti del marito, elencando gli innumerevoli episodi nei quali l’uomo, senza apparenti valide motivazioni, si era in passato scagliato contro di lei nel corso degli 8 anni di matrimonio. La donna ha riferito d’essere stata costantemente oggetto del suo atteggiamento aggressivo e mortificante «… ora ti ammazzo, non vali niente, fai schifo, sei una testa di (…) te la faccio finire male …» ed in particolare venendo minacciata una volta anche con un coltello che l’uomo le aveva poi spinto in gola, mentre in altre occasioni l’uomo l’aveva afferrata per il collo nel tentativo di strangolarla. Non aveva mai denunciato nulla per timore nonostante i propri genitori fossero al corrente dei comportamenti violenti del marito, consapevoli di essere anche oggetto di minacce tanto che, in un’occasione, aveva aggredito anche il suocero facendolo cadere e gridandole «… sei una (…) una (…) ammazzo a te e tuo padre! …». L’uomo, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso il carcere catanese di Piazza Lanza.

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