La vicenda di nave Diciotti con 177 migranti a bordo, al centro di un braccio di ferro con Malta, resta, per ora, in stand-by, ma qualcosa si muove in Europa. «Seguiamo gli sviluppi, se necessario pronti a dare sostegno», fa sapere l’Ue. «Prendiamo atto», risponde il Viminale. Ma intanto, un porto sicuro non è ancora stato indicato.
La nave italiana non ha ricevuto indicazioni sul da farsi e resta in mare, tra Malta e Lampedusa, con l’isola italiana come punto di riferimento in caso di necessità, come emergenze sanitarie che impongano di trasportare chi sta male. E’ il caso di 13 eritrei, tra cui alcuni bambini e una donna che avrebbe subito violenze in Libia, che nelle scorse ore sono stati portati nel poliambulatorio di Lampedusa perché bisognosi di cure.
In totale i migranti salvati erano 190: sono stati intercettati a bordo di un barcone in avaria. Dopo il trasferimento dei 13, restano in 177 ad attendere che qualcosa si muova e la loro destinazione. Sulla vicenda, infatti, è in atto una nuova prova di forza tra Roma e La Valletta. Il ministro dell’Interno, Salvini, ha fornito ieri una ricostruzione del salvataggio secondo cui l’intervento di soccorso è stato condotto in prima battuta da Malta in acque maltesi; poi, ha detto Salvini, i maltesi hanno “accompagnato” il barcone verso le acque italiane dove è intervenuta la nave della Guardia costiera italiana: quest’ultima, però – ha specificato il ministro – ha agito senza avvertire il ministero. Malta da parte sua ha risposto con una netta chiusura, affermando che Roma «non ha appigli legali per chiedere» un porto maltese e che «il porto più sicuro è Lampedusa».
In questa situazione di stallo, un passo lo fa Bruxelles. «Seguiamo gli sviluppi» di nave Diciotti «molto da vicino», ha fatto sapere la portavoce della Commissione per la Migrazione, Tove Ernst. «Per il momento – ha aggiunto – non sono al corrente che vi siano contatti tra la Commissione e gli Stati membri» per un accordo sulla distribuzione dei migranti a bordo, intesa, che come in altri casi precedenti, permetterebbe di trovare un porto sicuro per lo sbarco. «Ma come in passato, siamo pronti, se c’è necessità, a fornire sostegno al coordinamento e prestare tutto il nostro peso diplomatico per soluzioni veloci».
E qualcosa si muove anche a Berlino per un’intesa con l’Italia sui respingimenti al confine. «Siamo andati molto avanti nelle trattative e riteniamo che arriveremo a un accordo», ha detto la portavoce del ministro dell’Interno tedesco, Eleonore Petermann.
Si fa sentire, inoltre, il Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà, che ha scritto al comandante della Guardia Costiera, Giovanni Pettorino, e a Gerarda Pantalone, capo Dipartimento Libertà civili del Viminale chiedendo urgenti informazioni sulla vicenda della nave Diciotti. Secondo le informazioni disponibili – sottolinea il Garante – la nave, che si trova al largo di Lampedusa, ospita migranti soccorsi in acqua Sar maltesi che potrebbero trovarsi di fatto in una situazione di privazione della libertà. Per questo il Garante chiede informazioni sullo loro stato salute, sulla presenza di donne e bambini, e inoltre indicazioni su un porto sicuro in cui farli sbarcare e spiegazioni sulla situazioni attuale e sulle motivazioni per cui è stato negato un approdo.