ROMA, 22 GEN – «Altri sbarchi, altri soldi agli scafisti? La mia risposta all’Onu è NO». Lo scrive il ministro dell’Interno Matteo Salvini su Twitter. Poco fa l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha sottolineato in un documento che i migranti soccorsi non devono far ritorno in Libia, «considerato l’attuale contesto», ed ha sollecitato gli Stati ad aumentare le operazioni di soccorso nel Mediterraneo garantendo il successivo sbarco in porti sicuri e revocando le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong».
«L’ Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati – si afferma nella nota – segue con crescente apprensione la situazione nel Mediterraneo dove negli ultimi giorni si sono registrati due naufragi, numerosi altri incidenti legati a operazioni di soccorso, un mercantile che ha ricondotto in Libia persone soccorse in mare, e notizie relative all’incapacità delle Guardia Costiera libica di rispondere agli incidenti avvenuti nell’area di ricerca e soccorso (SAR) di propria competenza a causa della carenza di carburante. Come riferito nel fine settimana, circa 170 persone abbiano perso la vita nei due naufragi, il primo di un’imbarcazione con 117 persone a bordo affondato al largo della Libia, il secondo nelle acque fra il Marocco e la Spagna con 53 persone imbarcate. Quest’anno 4.507 persone hanno già effettuato la traversata verso l’Europa via mare, nonostante il freddo intenso ed il pericolo acuto.
L’Unhcr – prosegue la nota – ritiene che gli Stati debbano intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo».
Le persone che non hanno una valida richiesta d’asilo o altre forme di protezione internazionale – precisa – dovranno essere assistite per fare ritorno in tempi brevi nei propri Paesi».
«L’attuale dibattito politico sulle operazioni di soccorso in mare – insiste l’Alto commissariato per i Rifugiati – impedisce di individuare soluzioni serie al problema. Nel frattempo, in troppi continuano a perdere tragicamente la vita. I politici devono smettere di sfruttare le persone per i propri tornaconti elettorali, e trattare, invece, la questione come un’emergenza umanitaria, in cui la priorità è salvare vite umane. Ridurre il numero di arrivi – conclude l’agenzia dell’Onu – non può costituire l’unico barometro per misurare il successo della propria politica, quando le persone annegano alle porte dell’Europa».