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Mignosa: “Nella mia stanza non rischiamo niente”

Nuovi particolari dalle intercettazioni, emerge un rapporto "affettuoso" tra il direttore di Cardiochirurgia al Policlinico e il titolare dell'azienda “Aretè” che gli porta la mazzetta

Di Redazione |

Un rapporto affettuoso quello tra Carmelo Mignosa, direttore dell’Uoc di Cardiochirurgia al Policlinico, e Valerio Fabiano, legale rappresentante della “Aretè”, azienda che commercializza prodotti sanitari, medicali e ortopedici, arrestati dalla  finanza  martedì scorso. Qualche mese prima di intascare la mazzetta da 2mila euro, per l’esattezza il 20 maggio scorso, il cardiochirurgo catanese si sarebbe rallegrato del positivo effetto della cura dimagrante cui si era sottoposto il Fabiano: «‘mbaruzzu»  lo chiama Mignosa nell’invitarlo ad entrare nella sua stanza come emerge dalle intercettazioni ambientali. «Tutto a posto?» chiede Fabiano all’interlocutore che risponde: «Ora aspettiamo sto cazzo di gara». E la gara è quella che verrà celebrata da lì a poco ed “incoronerà” vincitore proprio l’imprenditore che ieri ha festeggiato agli arresti domiciliari il suo 39° compleanno.

E il 20 maggio, parlando della gara in questione, sembra voler dare conforto a Carmelo Mignosa: «C’è stato soltanto un inghippo per cose amministrative, ma ci danno il soccorso istruttorio per portare in tempo altri documenti». Non gli avessero dato questo tempo, forse, il reato di "corruzione nell’esercizio di funzioni e poteri pubblici a fronte della indebita dazione di denaro” non si sarebbe consumato. Altra intercettazione ambientale il 7 luglio, sempre di buon mattino, con Fabiano che sciorina nomi di altre ditte partecipanti forse alla gara in questione. Nel fascicolo giudiziario trova spazio l’intercettazione telefonica tra  Fabiano e Rocco Meduri, vicario del direttore Mignosa, che rimanda all’invio di una mail con la raccomandazione dell’imprenditore di controllare anche la cartella “spam”, posto che la missiva telematica potrebbe arrivare anche tra i messaggi indesiderati. E nel messaggio in questione,  intercettato dai finanzieri, ben 122 prodotti sanitari dai nomi impronunciabili, ma noti agli addetti ai lavori.

Quindi si arriva al fatidico 9 agosto, data dell’arresto. Fabiano chiede a Mignosa se sussista «il rischio che qualcuno noti la “dazione”», ma il primario è perentorio e, gesticolando, lascia intendere che «non si rischia alcunché». L’imprenditore, sorridendo, chiede «vado in bagno o usciamo?» a Mignosa, il quale, però, non vuol saperne di allontanarsi dal proprio ufficio, che ritiene «una roccaforte». E, allora, Fabiano dice al proprio interlocutore: «Sopra l’armadietto» (la collocazione della mazzetta).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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