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il caso

Messina, il rettore si dimette travolto dalle polemiche sui rimborsi milionari

Cuzzocrea decade anche dalla Crui. "Basta macchina del fango". Le denunce di un sindacalista anche su una società agricola del farmacologo e della moglie

Di Ruggero Farkas |

Si dimette travolto dalle polemiche sulle cifre milionarie spese per suoi rimborsi il rettore dell’università di Messina Salvatore Cuzzocrea, figlio di Diego anche lui rettore a metà anni Novanta quando l’ateneo messinese era stato rinominato «verminaio» a causa delle inchieste che lo coinvolgevano a cominciare da quella sull’omicidio irrisolto del professore Matteo Bottari, ucciso nel gennaio ’98 con due colpi di fucile in faccia. Cuzzocrea quindi decade anche da presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane.

Il professore di Farmacologia, dopo aver parlato con i capi dipartimento, ha deciso che è meglio non continuare a tenere legata al suo nome l’istituzione che rappresenta smarcandola dalle accuse che gli ha lanciato il sindacalista Gilda e componente del senato accademico, Paolo Todaro, prima con note al collegio dei revisori dei conti e al direttore generale dell’ateneo, ai ministri dell’Economia e dell’Università e poi alla procura della Corte dei conti, alla procura della Repubblica e all’autorità nazionale anticorruzione, in cui chiede una «verifica su rimborsi milionari, pari a 2.217.844 euro effettuati a beneficio del rettore nel periodo 2019-2023».

Mentre un paio di giorni fa si definiva «sereno e fiducioso nel lavoro della magistratura» ora in una lettera alla comunità accademica Cuzzocrea scrive: «Speravo che le imminenti elezioni del successivo rettore del nostro ateneo avrebbero “rasserenato” gli animi, ma, nelle ultime ore, mi sono reso conto che si è determinato un clima conflittuale che, a mio avviso, rischia di non consentire un confronto pacato su programmi e obiettivi che la nuova governance dovrà portare avanti».«Non immaginavo – continua – però che, una parte, sia pure minoritaria, piuttosto che rappresentare le legittime perplessità o le diverse opinioni, con le modalità previste dai diversi regolamenti o durante le sedute del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione avrebbe dedicato tempo ed energie col solo fine di screditare l’immagine dell’Ateneo e del rettore». Il rettore rivendica la scelta in questi anni «di non aver mai fatto clamore mediatico per difendermi dai tanti e immotivati attacchi restando con fermezza nel solco dei rapporti istituzionali ed evitando di farmi trascinare, e trascinare l’Ateneo, ‘nella macchina del fango’ come auspicato sin dal principio da qualcuno».

Todaro dopo le prime accuse poi ha anche messo gli occhi su una srl, la «Divaga società agricola», che risulta di proprietà di Cuzzocrea e della moglie, rispettivamente per 80% e per il 20%. Amministratore unico è la madre del rettore, vedova di Diego Cuzzocrea. Dal 20 gennaio di quest’anno al 28 settembre la società ha ricevuto 14 pagamenti (sotto le voci di servizi, manutenzione, materiali) che vanno da un minino di 600 a un massimo di 17.900 euro, per un importo complessivo di 122mila 300 euro. La Divaga, che ha sede in una stradina di campagna di Viagrande, alle falde dell’Etna, ha un capitale sociale di 10 mila euro e per l’esercizio delle attività agricole, la coltivazione di alberi e l’allevamento di equini, risulta avere 2 dipendenti.

Damiano Di Giovanni dell’Unione degli universitari di Messina chiede «trasparenza senza strumentalizzazione» dopo la lettera di dimissioni «con poche risposte, senza affrontare compiutamente le criticità emerse. L’ennesima mancata risposta, basti pensare che non aveva risposto neanche alle richieste che erano stata avanzante dalla nostra mobilitazione con le tende della scorsa settimana».«Le dimissioni erano inevitabili, dopo la lettera dei sindacati. Auspichiamo – aggiunge Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu – che questa sia l’occasione per voltare pagina. La strenua difesa portata avanti da Cuzzocrea sulla gestione del Pnrr resta una macchia indelebile sul suo operato. Anche nei giorni scorsi, sosteneva falsamente come i fondi europei avessero reso disponibili 7.800 posti letto. La cosa assurda è che nemmeno i posti realizzati da Cuzzocrea sono stati destinati all’ente territoriale per il diritto allo studio. La CRUI deve rappresentare gli interessi dell’intera comunità accademica, abbandonando le imbarazzanti posizioni mantenute negli ultimi mesi. I Rettori trovino il coraggio di denunciare come il Governo stia sperperando le risorse del Pnrr, regalando risorse a soggetti privati che prediligono il profitto al diritto allo studio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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