Messina, De Luca indagato: «Io accostato a presunti brogli elettorali: non è vero!»

Di Redazione / 31 Dicembre 2020

MESSINA- «Mi trovo costretto a precisare che le vicende giudiziarie apparse stamani sulla stampa e che mi accostano a presunti brogli elettorali non sono vere e non riguardano la mia persona. Fatti, tra l’altro, che non sono connessi all’interrogatorio che ho sostenuto lo scorso 29 dicembre in Procura, che riguardava una nomina fatta da me all’Amam per una presunta violazione della parità di genere. E’ grave che questo episodio venga accostato a brogli elettorali avvenuti durante le ultime elezioni regionali». Lo dice il sindaco di Messina, Cateno De Luca.

De Luca fa riferimento alla notizia – riportata dalla Gazzetta del Sud – che quattordici persone sono indagate a Messina nell’ambito di un’inchiesta cominciata nel 2018 sulle elezioni regionali del 2017 con ipotesi di reato che vanno, a vario titolo, dall’abuso d’ufficio al falso, alle minacce aggravate dal metodo mafioso. 

Tra gli indagati ci sono anche l’ex parlamentare regionale Santo Catalano, l’attuale consigliere comunale di Milazzo Lorenzo Italiano, il sindaco di Fondachelli Fantina Marco Pettinato, il padre Francesco, già sindaco del centro montano, la candidata a sindaco alle ultime amministrative Maria Pamela Corrente, Armando Buccheri, Carmelo Fascetto, Francesco Salmeri, i messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco e Giuseppa Zangla, il pattese Enrico Talamo.

Nel registro degli indagati figura appunto anche il sindaco di Messina Cateno De Luca, oltre all’ex consigliere provinciale di Messina Carlo “Roberto” Cerreti, con l’ipotesi di abuso d’ufficio in concorso. L’episodio riguarda la nomina di Cerreti nel Cda dell’Amam, azienda idrica, da parte di De Luca, in sostituzione del membro designato, l’architetto Loredana Bonasera, con l’ipotesi di violazione delle “quote rosa” e di un “ingiusto vantaggio” a Cerreti. 

Sulla vicenda fa alcune precisazioni anche l’avvocato Carlo Taormina legale di De Luca che spiega: «Il sindaco è accusato solo di aver, il 27 luglio 2018, scelto i componenti del consiglio di amministrazione dell’Amam senza rispettare il principio delle “quote rosa” per il quale era necessario nominare almeno una donna, in particolare nominando un componente in sostituzione di un componente di genere femminile individuato nel rispetto del principio della parità di genere e cioè dell’architetta Bonasera. La documentazione prodotta ed acquisita dalla magistratura inquirente ha dimostrato che l’architetta Bonasera aveva presentato domanda solo l’anno successivo, quando fu effettivamente nominata dal sindaco nel nuovo consiglio di amministrazione Amam, ricostituitosi dopo il suo scioglimento. La diversa opinione della procura di Messina è stata determinata dalla falsificazione di un atto pubblico».

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