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Meridi, no di pm e creditori alla richiesta di amministrazione controllata

Di Redazione |

CATANIA – Ieri è stato forse il giorno più duro per Meridi, la società del marchio Fortè che fa capo al patron del Catania Antonino Pulvirenti. Nel giorno dell’udienza innanzi al giudice del Tribunale fallimentare, infatti, sono stati momenti difficili per tutti: difficile per il difensore della Meridi, che ha dovuto spiegare ai giudici, in un’aula gremita di avvocati dei creditori, che la società non presenterà più un piano di ristrutturazione (che avrebbe dovuto sostituire il concordato preventivo prospettato ma mai presentato) ma richiederà la procedura di amministrazione controllata pur non avendone i requisiti. Difficile per i lavoratori, perché la rinuncia (momentanea o definitiva si vedrà) del gruppo Apulia a rilevare i supermercati a marchio Forté ha fatto definitivamente tramontare ogni speranza di conservare il posto di lavoro. Difficile per i sindacati, impotenti spettatori davanti all’inevitabile sfacelo in termini occupazionali a causa di un eccessivo indebitamento che ha di fatto allontanato tutti i possibili acquirenti dei supermercati. Difficile per la tifoseria rossazzurra, consapevole che il fallimento (sembrerebbe ormai inevitabile) della Meridi avrà dirette conseguenze sulla squadra di calcio del Catania. Difficile anche per il patron Pulvirenti, che vede il proprio impero sgretolarsi a cascata.

Nell’aula del Tribunale ieri la tensione era palpabile. Di fronte alla richiesta di amministrazione controllata avanzata da Meridi, prima ancora della ferma opposizione dei creditori, c’è stata l’opposizione del pm, intervenuto per stoppare il “gioco” pericoloso dei proclami e dei successivi ripensamenti della società di Pulvirenti, che così facendo dà l’impressione di essere arrivata al capolinea.

L’opposizione del pubblico ministero ha poggiato le fondamenta sulla considerazione che l’amministrazione controllata non porta nuova linfa finanziaria all’azienda, ma è prevista soltanto nei casi in cui temporanee difficoltà impongano la sospensione dei pagamenti ai creditori al fine esclusivo di consentire la prosecuzione dell’azienda, che deve però essere funzionante e autosufficiente. E questo non sembra essere il caso della Meridi, priva di risorse finanziarie e con un’esposizione debitoria difficile da ripianare considerata la mole di debiti, cui vanno aggiunti i debiti fiscali per milioni di euro (per i quali pare che la Procura stia già disponendo le opportune cautele) e le rinunce ai crediti nei confronti di società del gruppo per diversi milioni (il Catania deve a Meridi 2 milioni). Crediti che sindacati e creditori ritengono essere l’unica causa di crisi dell’azienda: se questa li avesse riscossi avrebbe potuto provvedere a onorare i propri impegni continuando l’attività aziendale.

Per approfondire leggi anche: LA UIL: «NATALE AMARO PER 500 FAMIGLIE»

Cosa farà dunque il Tribunale? Dichiarerà fallito lo storico marchio della distribuzione alimentare? Se così fosse, il Calcio Catania dovrà iniziare un percorso “in solitaria”, senza poter contare sull’aiuto di finanziamenti esterni ma solo sulle proprie forze e sulle sponsorizzazioni, in verità mai mancate. L’augurio è che Pulvirenti riesca a reggere la squadra fino alla fine del campionato, in attesa che si perfezioni la trattativa con un gruppo molto solido di imprenditori italo-americani interessato – come lui stesso ha dichiarato ieri a La Sicilia – ad acquistare il Catania.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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