Medicina romena, scontrotra la Regione e il Ministero
Medicina romena, scontro tra la Regione e il Ministero
Il Miur: «Quei titoli non valgono». L’assessore Marziano: «I corsi sono legittimi»
ENNA. Deviza-i libertate Si scopul ei preasfant/ Murim mai bine-n lupta, cu glorie deplina/ Decat sa fim sclavi iarasi in vechiul nost’pamant! (Il motto è libertà e santo il suo scopo/ Meglio morire in lotta con gloria piena/ Che restare schiavi della nostra antica torre). Ma sì, la lacrimuccia ci sta tutta. Le tensioni accumulate in questi mesi si sciolgono.
È un momento magico. L’ultima strofa dell’inno nazionale ha appena finito di risuonare dentro l’auditorium dell’istituto tecnico commerciale “Abramo Lincoln” di Enna Bassa. E le mamme, impellicciate come se fossero davanti al Giuramento d’Ippocrate dei loro pargoli – che belli, tutti col camice bianco e il sorriso pieno di sogni! – vivono un momento di sincera commozione. Ci scuseranno i 44 aspiranti medici siciliani che hanno imparato il romeno in un mese e mezzo di corso accelerato, ma la tastiera del nostro pc non ci permette di rendere fedelmente tutti i caratteri della nobile lingua romanza che risale alla Valacchia.
Abbiamo sbagliato gli accenti nell’ultima strofa dell’inno. Ma non il posto e il momento. Enna, Romania. Ieri mattina. Nella cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico della facoltà di Medicina dell’ateneo Dunarea de Jos di Galati. Il cui rettore Iulian Gabriel chiarisce ai cronisti il senso della cosa: «Non si tratta di una nuova sede aperta in Italia, ma di un’estensione della facoltà che ha già un centinaio di iscritti italiani. La differenza è che anziché venire da noi i ragazzi, sono i nostri professori che vengono da voi».
Tutto chiaro. E ad accoglierli, a braccia aperte, c’è Mirello Crisafulli. Ex senatore del Pd, ex segretario ma ancora padrone del partito, è il legale rappresentante del “Fondo Proserpina Srl”, già fondazione, ovvero l’interfaccia ennese nella convenzione con la Regione per l’apertura dei corsi. Una «convenzione pubblica fra la fondazione Proserpina e gli assessorati regionali alla Pubblica istruzione e alla Salute», una convenzione «legittima». Così scandisce l’assessore regionale all’Istruzione, Bruno Marziano. Che col suo vocione roco – in assenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che qui dicono sia stato invitato, e del governatore Rosario Crocetta, «trattenuto da impegni istituzionali» – è la guest star di questa mattinata all’UniMirello. Anche perché dice – e ripete – ciò che tutti quelli assiepati nell’auditorium (studenti, genitori, parenti, crisafulliani assortiti) vogliono sentirsi dire: «Voi avrete gli stessi diritti delle altre facoltà siciliane».
Tutti in piedi. E poi un applauso fortissimo, quando l’assessore, «parlando a nome del governo regionale» (rappresentanto anche dagli assessori Luisa Lantieri e Anthony Barbagallo) risponde al ministro dell’Università, Stefania Giannini, che in un’intervista al nostro giornale aveva osato definire «fuori dalla legge» l’ateneo romeno “esteso” a Enna. «Ci vorrebbe più prudenza, da parte di un’altissima autorità dello Stato, nel dire che qui si è fuorilegge. Perché se fosse così, lo saremmo in tanti». Musica celestiale per le orecchie paonazze di Crisafulli che strappa un infinitesimale sorriso al segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, presente ma silente in prima fila. Ma è una rivincita per tutti. Per un intero popolo che si ribella. Alle tre diffide del ministero, agli sfottò degli oppositori e alle inchieste della Procura (cinque indagati per abuso d’ufficio, invasione di pubblico edificio e falso per soppressione) che hanno portato le Fiamme gialle a sequestrare i locali dell’ospedale Umberto I, concessi dall’Asp di Enna in base alla convenzione, perché l’università viene di fatto considerata “abusiva”.
No, non è soltanto una rivalsa per Crisafulli. È il giorno dell’orgoglio per una parte di un territorio – deputati, sindaci, sindacalisti, imprenditori – che rivendica l’autonomia accademica (tramite i «fratelli romeni») come simulacro di un’autonomia politica. E non è un caso che, ad esempio, il presidente dell’Ordine dei medici di Enna, Renato Mancuso, dica che «la cultura è libera di estendersi ovunque», prima di pronunciare – in un tripudio di approvazione – la seguente frase: «Noi abbiamo sempre iscritto i medici stranieri, non vedo perché non dobbiamo farlo con futuri colleghi che si laureano in un ateneo comunitario».
Ma il discorso più simbolico della trincea ennese lo pronuncia Cataldo Salerno, presidente dell’università Kore. Che pareva avesse preso le distanze dall’iniziativa, addirittura qualcuno bisbigliava di contrasti col suo mentore Crisafulli. Ma sotto il baffone c’è un’arringa. Contro «critiche e invidie contro chi cerca di costruire qualcosa di nuovo», ma soprattutto contro i test d’ammissione, «un fatto quasi criminogeno in un Paese civile». Perché «non è mettendo una crocetta che si dimostra l’attitudine», giura. Sfoderando i suoi «studi in docimologia in una prestigiosa sede di Francoforte». Mirello vorrebbe abbracciarlo.
Ma si limita a una frase: «Cataldo, area nitta ‘un temi trona». Ovvero: l’aria pulita non teme i tuoni, La gioia è incontenibile. «Nei test di quest’anno – ricorda un papà-vip che ci chiede l’anonimato – c’era il calcolo sull’estirpazione del bulbo pilifero da parte di un treno lanciato a 270 all’ora. Del bulbo pilifero! Ma vi rendete conto? ». La figlia non è entrata ai test di Catania. Per un pelo. Anzi: per un bulbo pilifero. «E io e mia moglie siamo andati in Romania a visitare questa facoltà, prima di farla iscrivere a Enna. Una realtà straordinaria, dove il primario di Chirurgia, a 42 anni, ha alle spalle 1.400 interventi. Non come da noi… ».
La lectio magistralis è affidata ad Augusto Sinagra. Docente universitario, già iscritto alla loggia P2 e avvocato di fiducia di Licio Gelli. L’argomento? Dimostrazione ex legis che «l’estensione della Dunarea è in perfetta linea con il Trattato di Lisbona», con un duro attacco alle «baronie mediche che hanno sfregiato le università italiane». I ragazzi vengono chiamati. Uno a uno. Per la consegna dei diplomi che testimoniano il superamento del test di lingua romena, propedeutico all’ingresso. Erano in 66, adesso sono 44. In fila per tre, col resto di due. Mancano alcuni bocciati, ma «altri si sono ritirati per timore», ci dice una mamma.
Tre di loro salutano il pubblico leggendo in romeno. «Così rispondiamo a un giornalista che ha scritto che era impossibile imparare la lingua in così poco tempo», sbotta Crisafulli. Non abbiamo controprova: fiducia sulla parola. Romena. «L’educazione è un diritto e una responsabilità. Arriveremo lontani, sul Danubio», dicono i ragazzi. E lì, ad attenderli, ci sono le istituzioni romene. «Questi ragazzi e queste famiglie devono fare un atto giornaliero di eroismo», dice il presidente della Regione di Galati, Bacal Baça. Che, lombrosianamente, sembra il cugino romeno di Mirello. Assicura la «qualità incontestabile di una facoltà al di sopra della media delle 11 del Paese» e ammonisce contro «oscuri gruppi di interesse in agguato», schierati contro «chi porta avanti la giovinezza». Si conclude con l’inno.
E una sensazione di sollievo diffuso. Una grigliata sicula in una villa di campagna; poi qualche procedura formale per alcuni degli ospiti romeni, interrogati in Procura. Ma nulla riesce a scalfire la Grande Bellezza di questa giornata da incorniciare. Mai dire mai. Di sera cala il gelo. Il ministero dell’Università, in una «comunicazione urgente», afferma che i titoli di studio rilasciati dalla facoltà di medicina romena non hanno «alcun valore né a fini accademici né ai fini professionali e non potrebbero essere riconosciuti né da altro Ateneo né da altra Autorità pubblica». Infatti, «nessun accreditamento è stato concesso dal Ministero per l’attivazione a Enna di corsi in area medico-sanitaria», né all’ateneo romeno né alla Proserpina.
Il Miur «sta provvedendo, con la collaborazione anche dell’autorità giudiziaria, a ogni possibile azione al fine di ricondurre questa spiacevole situazione nell’alveo della legalità». Zeru tituli, insomma. Ma si va avanti: da oggi Biologia e Fisiologia. Nei locali dell’ex ufficio di collocamento di Enna. Garantisce Mirello. Di lui, qui, si fidano. Tutti.
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