PALERMO «Gli imputati possono avvalersi della facoltà di non rispondere; il presidente della Regione deve rispondere! Da due anni Musumeci tace o al più balbetta sulla vicenda della Sicula Trasporti e dell’autorizzazione che proprio il suo governo ha rilasciato alla velocità della luce permettendo un mega ampliamento da 1,8 Milioni di metri cubi e dal valore di svariate centinaia di milioni. Perché quel l’autorizzazione frettolosa a pochi giorni dall’insediamento?». Lo dice il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava.
«Musumeci – aggiunge – pensa forse di potersela cavare dicendo che ora si costituirà parte civile? Trovi il coraggio, o almeno il pudore di smetterla di affidarsi a vacui comunicati stampa dei suoi assessori; venga in Aula a rispondere a queste domande e a tante altre».
«L’inchiesta della Procura di Catania sui possibili illeciti ambientali dei titolari della ‘Sicula Trasportì, che gestisce la più grande discarica del Mezzogiorno, va al di là delle persone incriminate, che risponderanno dei reati contestati nelle sedi giudiziarie» ha invece detto Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia.
«L’indagine, palesemente e in modo trasparente, mette in evidenza la responsabilità politica – aggiunge – di chi mandava a quella discarica una quantità enorme di rifiuti, pienamente consapevole che sarebbero stati trattati in modo illegale. Semplicemente perché era noto a tutti che era tecnicamente impossibile trattarli in modo corretto e secondo le normative. E questa non può essere una responsabilità pubblica addebitabile solo ai funzionari, corrotti o meno».
«È una gravissima responsabilità politica – continua Zanna – di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, dell’intero arco parlamentare, di chi sta in maggioranza e, persino, di chi dall’opposizione non ha sollevato la questione seriamente e fino in fondo, chiedendo, come noi facciamo da tempo, soluzioni alternative e coerenti al ‘sistema delle discarichè. L’unica soluzione resta quella di puntare, in modo drastico, senza contraddizioni o tentennamenti, sulla raccolta differenziata; costruire tanti impianti di riciclo diffusi in tutta la regione a partire dai digestori anaerobici per produrre biometano e compost; prevedere la chiusura di tutte le attuali discariche al completamento delle loro capacità di abbancamento, portando, eventualmente, i rifiuti fuori dalla Sicilia».
«Queste responsabilità e colpe sono maggiori soprattutto a Palermo, Catania e Messina – conclude il presidente di Legambiente – dove, non facendo la raccolta differenziata, si è continuato ad alimentare questo sistema criminogeno tragicamente noto e finito, per l’ennesima volta, sotto inchiesta».