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Mazzata sulla Sicilia, Milleproroghe sospende i fondi per le periferie

Di Redazione |

PALERMO – «L’emendamento al decreto Milleproroghe con il quale è stata prevista la sospensione fino al 2020 del Bando di riqualificazione delle periferie rappresenta, per le città del Sud, una scelta grave che, se confermata, rischia di determinare pesanti ricadute sui territori». Lo dice Leoluca Orlando, presidente di AnciSicilia, commentando il blocco, all’interno del decreto Milleproroghe approvato in Senato, di circa 3,8 miliardi di euro attivati dal “Piano periferie”

Novantasei comuni italiani hanno sottoscritto impegni e tra questi Palermo, Catania, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Ragusa, Siracusa e Trapani e le città metropolitane di Palermo e Catania e Messina. «Sono tutti interventi di riqualificazione e rigenerazione e lo stop a queste importanti risorse – continua Orlando – comporterebbe un danno economico rilevantissimo, perché i Comuni hanno investito tempo e risorse nei progetti di rigenerazione delle periferie portati avanti negli ultimi anni e priverebbe i cittadini delle nostre città di una prospettiva di vita sostenibile all’interno di aree urbane riqualificate. Ci auguriamo, pertanto, che prevalga il buon senso e che la norma non venga confermata, a settembre, anche alla Camera».

Dal canto suo, il sindaco di Catania Salvo Pogliese in un una nota sottolinea: «Proprio in questi giorni avevamo dato accelerazioni alle gare per le progettazioni esecutive di alcune delle opere inserite nel piano di interventi San Giovanni Galermo-Trappeto Nord (PalaGalermo, ex scuola Padre Santo Di Guardo e completamento piazza Montana) così da avviare in tempi brevi le realizzazioni. Consideriamo questa decisione una doccia fredda che aggiunge ulteriori difficoltà alle tante che abbiamo trovato. Auspico che il governo e il Parlamento rivedano la norma di questo inaspettato stop, che paralizza una parte del nostro impegno a realizzare il programma di interventi e opere pubbliche nelle popolose zone della nostra periferia Nord».

Ma sono praticamente quasi tutti i Comuni d’Italia a sollevarsi contro il governo: lo stop al bando periferie delegherebbe infatti alle amministrazioni comunali la gestione di pagamenti già definiti. La norma, varata dal governo Renzi e completata a dicembre scorso da Gentiloni, prevede convenzioni per opere da realizzare in ben 96 tra città e aree metropolitane, da estendere ad altre 120 realtà urbane. Un reticolo fitto di progetti, per i quali sono in ballo quasi 3,8 miliardi di euro, di cui 2,1 statali e quasi altrettanti provenienti da fondi regionali e investimenti.

Con l’Anci si schiera il Pd, che denuncia lo «scippo». Ma sulla posizione dei Dem nasce un caso, perché si scopre che la norma incriminata è stata votata al Senato all’unanimità. «Non me lo spiego», attacca il sindaco di Firenze Dario Nardella. E i senatori Pd Alan Ferrari e Stefano Collina diramano una nota per spiegare: «Il testo è involuto e formalmente assegna nuove risorse ma se le intenzioni del governo sono truffaldine faremo di tutto per cambiare il provvedimento». «E’ il colmo – ribatte però dal governo la sottosegretaria M5S Laura Castelli – che il Pd oggi ci attacchi. Si sblocca finalmente un miliardo di euro per investimenti degli 8.000 enti locali».

Il M5S anche in una nota diffusa da Genova rivendica di avere in realtà «invertito la rotta rispetto ai disastri del Pd: non verranno a mancare in alcun modo i fondi destinati alle periferie relativi ai progetti locali che non hanno ancora i presupposti per poter essere approvati. Sono somme che comunque non verrebbero spese alla luce della sentenza della Consulta 74 del 2018, che ha rilevato l’illegittimità della gestione centralistica del Fondo previsto per meno di 100 Comuni».

In ogni caso contro il paventato stop si ribella l’Anci, l’Associazione che racchiude pressoché la totalità dei comuni italiani, che ventila l’uso delle maniere forti: «Quello del governo è un furto con destrezza. Le amministrazioni hanno già avviato attività di progettazione quando non anche le gare; quei 96 sindaci potrebbero diffidare la presidenza del Consiglio ad adempiere a quanto deciso e sottoscritto dal governo», avverte il presidente Antonio Decaro.

Duro anche l’ex premier Gentiloni, secondo il quale «l’ossessione di smontare le decisioni dei governi precedenti ora prende di mira le periferie. Togliere i soldi alle città per ripicca politica sarebbe una follia, una delle tante». Giudizio aspro anche dai sindaci delle grandi città. Tra questi Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli, alle prese tra l’altro con l’assegnazione di nuovi alloggi per chi dovrà lasciare le Vele e per la gara per l’abbattimento della prima di esse. «Non ci fermeremo, andremo avanti con la massima determinazione – annuncia – e questa è l’indicazione che ho dato agli uffici comunali. Si continuano a finanziare armi e opere pubbliche mentre si tolgono soldi alle periferie, ai territori e a chi ne ha più bisogno». Clemente Mastella, già ministro e attuale sindaco di Benevento, parla di «indecenza costituzionale» e chiede ai 100 primi cittadini, «tutti fregati con le popolazioni che rappresentano, a chiedere l’intervento del capo dello Stato». «Solo per quanto riguarda la città di Bologna – fa sapere il sindaco Virginio Merola – ci sono progetti per 18 milioni di euro messi in cantiere grazie a questi finanziamenti stanziati dagli ultimi Governi di centrosinistra». Anche Anci Toscana si mobilita, con un appello firmato dal presidente e sindaco di Prato Matteo Biffoni e dai vicepresidenti Filippo Nogarin, sindaco di Livorno e Alessandro Ghinelli, di Arezzo.

In ballo anche le Regioni: la presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, ricorda «che il progetto del governo Gentiloni di investire risorse per la riqualificazione delle aree urbane degradate è stata una iniziativa che come Regione Umbria abbiamo sostenuto con forza perché grazie ad essa sono state messe a disposizione di Perugia e Terni risorse molto importanti». Stizzito Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, che promette: «Non resteremo in silenzio ad assistere a questa vergogna».

Il sindaco di Firenze Dario Nardella invia una lettera alla Presidenza del Consiglio in cui intima all’esecutivo ad erogare il 20% dell’anticipo dei fonti previsti dal bando periferie. «Siamo pronti a una guerra senza mai fermarci, perché questi soldi sono stati già impegnati e appaltati, e la metà addirittura contrattualizzati», avverte il sindaco toscano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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