Matteo Messina Denaro, l’ultimo mistero. Un pentito: «È stato in Veneto»

Di Redazione / 20 Novembre 2019

E’ latitante da oltre 26 anni, figura al primo posto nella lista dei mafiosi ricercati, viene braccato dalle forze dell’ordine, ma «lui», il superboss Matteo Messina Denaro, continuerebbe tranquillamente a muoversi in tutta Italia. Dopo l’ultima inchiesta sui fiancheggiatori della “primula rossa” di Castelvetrano, che in una interecettazione parlavano di «Iddu» che si sarebbe fatto accompagnare in Mercedes alla stazione di Trapani, stavolta è un pentito a rivelare nuovi particolari sul mistero del superlatitante di Cosa Nostra, quello che oggi viene considerato il capo della mafia siciliana.

Il collaboratore di giustizia è Emanuele Merenda, di Sant’agelo di Brolo (Messina), ex esattore del pizzo della mafia barcellonese e poi componente con lo stesso ruolo di una organizzazione criminale di stampo mafioso in Veneto portata a galla da una inchiesta della Procura di Venezia sull’infiltrazione della camorra casalese ad Eraclea, nel Veneziano.

Secondo il pentito di mafia, Matteo Messina Denaro si sarebbe nascosto per un periodo nella cantina di una casa di campagna in Veneto, un «edificio di colore giallo» dove sarebbe stato ospite di Vincenzo Centineo, un altro siciliano (è originario di Gangi) finito anche lui nell’inchiesta sui Casalesi di Eraclea. La casa si troverebbe a Campo di Pietra di Salgareda nel trevigiano.

Sono scattate immediatamente delle verifiche a tutto campo, coinvolgendo anche altri uffici investigativi, per verificare l’attendibilità del collaboratore di giustizia (che già in altre circostanze ha comunque  consentito arresti e raccolta di prove importantissime) ma soprattutto di queste sue ultime esplosive dichiarazioni.

«Centineo mi ha anche detto che ha ospitato Matteo Messina Denaro per quattro o cinque giorni a Campo di Pietra. La facciata è di colore giallo» sono le parole di Emanuele Merenda ai pm veneziani che indagano sulla «falange» dei Casalesi in Veneto, capeggiati dal presunto boss Luciano Donadio, e che hanno già scoperto la complicità con il siciliano Vincenzo Centineo: secondo le indagini, Donadio e Centineo si erano alleati per dividersi i proventi del pizzo agli imprenditori e dei prestiti a tassi usurari. 

Merenda era stato convocato dai pm veneziani alla ricerca di prove del sodalizio fra i Casalesi e i siciliani di Centineo, ma durante l’interrogatorio è saltato fuori il nome di Matteo Messina Denaro che ha aperto immediatamente nuovi scenari. La cattura di Matteo Messina Denaro resta infatti una delle priorità delle forze dell’ordine italiane e ogni volta che esce il suo nome è come se suonasse una sirena nelle sale operative che fa scattare l’attenzione di investigatori ed inquirenti.

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