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Marco Cascino racconta l’accaduto e dice: «I violenti vanno isolati»

Di Maria Concetta Goldini |

Gela (Caltanissetta) – «Non fa male. Cosa vuole che sia un pugno! Ci sono così tanti balordi in giro che non sanno quello che fanno. Non solo a Gela. Ovunque. E dipende da come sei stato educato, da quello che sei e fai nella vita»: non ha perso la sua energia e la serenità Marco Cascino, il giovane artista aggredito sabato sera da un balordo in corso Vittorio Emanuele. Ha 21 anni, studia Lingue a Palermo, ed ha avuto sempre il pallino della musica. Brillante negli studi ed estroso – non solo nel look – è uno di quei giovani che ama la sua città e non gli dispiacerebbe poter trovare lavoro qui e continuare a vivere nella sua terra.

«Quel pugno non mi ha scalfito – dice – mi dispiace solo dover rivedere i miei impegni all’Università. Non mi stupisco per quello che è successo. Lo so benissimo che insieme a tanti giovani laboriosi, fattivi, intelligenti, in giro c’è chi va cercando solo liti e sa parlare solo quel linguaggio» . Marco racconta che mentre era alla ricerca di un bar per potere anche andare in bagno prima dello spettacolo, è stato avvicinato da due giovani, uno biondo ed uno moro. Uno dei due ha fatto riferimenti ai capelli lunghi e vaporosi del giovane artista, definendoli una parrucca. «Gli ho risposto di guardare la sua faccia e sono andato via. Uscito dal bar ho salutato delle amiche e stavo tornando in piazza Umberto quando sono stato colpito all’occhio. Ho pensato che non valesse la pena rispondere e sono andato di corsa in piazza a raggiungere il gruppo», racconta con serenità . «Questi episodi non dovrebbero accadere – continua – ed è per isolare i violenti rispetto ai tanti ragazzi perbene che vivono a Gela che ho dato il consenso a postare la mia foto dopo l’aggressione su Facebook. Ma per carità, che non si parli di Esercito a Gela per garantire la sicurezza. É una soluzione assurda. Sull’educazione bisogna puntare e magari anche su telecamere efficienti e adeguate nel numero».

«Nonostante tutto – conclude – a me piace Gela. Ho sempre avuto la possibilità di coltivare le mie passioni, di esprimermi artisticamente, di confrontarmi con tanti bravi ragazzi» . Investire sull’educazione e sul lavoro sono le azioni che propone la vittima del vile gesto di sabato. E non un soldato ad ogni angolo della città, come in tanti ieri hanno invocato.

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