Mannino: “Nei miei confronti accanimento dei pm”

Di Redazione / 04 Novembre 2015

Stringe mani, risponde a mille telefonate di congratulazioni. Calogero Mannino, detto Lillo, ex potente Dc, ministro di varie stagioni politiche si gode il suo momento. Il gup, oggi, l’ha assolto dall’accusa di avere dato il via alla trattativa che pezzi dello Stato avrebbero stretto con la mafia per fare cessare le stragi. “Me lo aspettavo? Non avevo fatto pronostici – dice – Ma certo non ho perso la fiducia nella Giustizia e nei giudici. Diverso è il discorso che riguarda certi pm, ostinati, accaniti”. Il riferimento, è evidente, è al magistrato Vittorio Teresi che rappresentò l’accusa in primo e secondo grado nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa da cui Mannino fu assolto e che, ora, coordina il pool che ha istruito l’inchiesta sulla trattativa.
Mannino va giù duro.

 

“Hanno imbastito una tesi fantasiosa. Immaginate se è possibile che io, per paura di essere ucciso dalla mafia, abbia costretto i carabinieri del Ros, prima, e poi un intero Stato a intavolare un dialogo con le cosche. È vero che avevo un peso politico, ma da qui a condizionare le istituzioni e l’Arma dei carabinieri ce ne passa. Diciamo che era una favoletta”.

“E poi – prosegue – per me parlano i fatti: io sostenni politicamente l’iter del maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino e appoggiai il trasferimento di Falcone agli Affari penali del ministero della Giustizia a fianco del ministro Martelli. Altro che appoggio a Cosa nostra in cambio della salvezza”.
Nella tesi dei pm Mannino, sapendo di essere nel mirino delle cosche dopo l’esito infausto del maxiprocesso, tramite il Ros avrebbe indotto lo Stato a trattare. “Io – dice – ho rappresentato la svolta che la Dc ha impresso nella sua azione di contrasto alla mafia”.
L’ex ministro definisce “coraggiosa” la sentenza che l’ha assolto. “Ho scelto l’abbreviato – spiega – perché volevo distinguere la mia posizione da quella dei boss imputati nel processo che prosegue davanti alla corte d’assise”.

 

“Per me – dice – è la fine di un incubo giudiziario. Sono vittima di pm che stanno proseguendo una linea politica che, in una certa fase storica, ha visto Pci e parte della magistratura impegnati nel tentativo di sbaragliare la Dc”. Pesanti le critiche rivolte all’ex aggiunto Antonio Ingroia, che, dopo una breve esperienza in politica ha lasciato la toga, e ha istruito l’inchiesta sulla trattativa. “Poi è fuggito”, ha detto. E pesanti quelle fatte al giornalista Marco Travaglio. “Un guitto che fa soldi nelle sale cinematografiche parlando del processo”.

 

“Sono stanco – conclude Mannino – Ho 77 anni. Finalmente, però, dopo anni di lotta nelle aule di giustizia, provo serenità. È stata riconosciuta la mia innocenza. Ed è importante per me e la mia famiglia”.

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