Manifesti funebri per uomo in vita: intimidazione o pessimo scherzo?

Di Redazione / 03 Novembre 2018

SERRADIFALCO – Inquietante intimidazione o scherzo di pessimo gusto? E’ l’interrogativo attorno al quale ruota la singolare vicenda legata alla comparsa nelle bacheche degli annunci funebri, di manifesti a morto nei quali presunti “amici” «si associano al dolore della famiglia Falcone per la perdita del loro caro Leonardo».

Un manifesto a lutto che ha immediatamente destato parecchia curiosità da parte di quanti, trovandosi a passare, hanno notato la presenza di questo messaggio funebre con il quale amici, o presunti tali, si associavano al dolore per la scomparsa di questa persona. I manifesti, per altro, sono stati affissi in tutte le bacheche cittadine per cui la notizia s’è subito diffusa a macchia d’olio. Altrettanto rapidamente, tuttavia, s’è scoperto anche che, in realtà, nessun Leonardo Falcone era morto. Anche perché, in ogni caso, l’associarsi al dolore per la scomparsa di quella persona avrebbe dovuto essere accompagnato da un altro manifesto che ne annunciasse l’avvenuta dipartita. Manifesto che, tuttavia, non c’era.

Ma allora perché quell’affissione nella quale qualcuno ha ritenuto di doversi associare al dolore per la morte di quella persona? Per burlare (comunque censurabile e di pessimo gusto) qualcuno, magari in occasione di un evento come Hallowen nel quale tutti si ritengono autorizzati ad essere quanto più macabri possibile? Oppure per inviare a quella stessa persona un preciso quanto velato messaggio di minaccia e intimidazione?

La gente, leggendo quanto riportato su quel manifesto, tra le tante ipotesi, anche sulla base delle proprie conoscenze in paese, ha ricollegato il possibile destinatario di questo presunto scherzetto o di questo altrettanto presunto messaggio intimidatorio a Leonardo Falcone, imprenditore serradifalchese da anni operante nel settore edile, persona parecchio conosciuta e cognato di Carmela Giardina, già segretaria di Antonello Montante ed attualmente imputata davanti al gup di Caltanissetta nel nel processo che vede l’ex presidente di Confindustria Sicilia rispondere presso il Tribunale di Caltanissetta di un’inchiesta nella quale si ipotizza un’associazione a delinquere che sarebbe stata creata dall’ex responsabile legalità di Confindustria per spiare le indagini sul suo conto da parte della magistratura.

Resta da capire, e da dimostrare, in assenza di querela, se il Leonardo Falcone al quale si fa riferimento nel manifesto sia lo stesso imprenditore o meno. In ogni caso, quanto accaduto resta assolutamente censurabile sia dal punto di vista di un eventuale scherzo di pessimo gusto che di una possibile intimidazione nel contesto di una vicenda dai contorni comunque poco chiari.

Su quanto accaduto abbiamo chiesto un parere all’avvocato penalista Giuseppe Dacquì per comprendere meglio le implicazioni giudiziarie che questa singolare vicenda potrebbe comportare. «In questa vicenda – ha detto il penalista – va in primo luogo individuata la persona offesa, dopo di che la stessa, se tale si ritiene, dovrebbe eventualmente presentare querela per l’ipotesi di minaccia o di diffamazione». Il legale ha poi rilevato: «Su casi analoghi, comunque, la Cassazione s’è espressa stabilendo che non c’è reato qualora la manifestazione di astio non sia accompagnata da altri atti concreti; in altre parole, augurare solo la morte a qualcuno non è reato se manca la manifestazione dell’intento di esserne i responsabili; non è altro che una manifestazione di odio».

«Se quanto accaduto è qualcosa di puramente goliardico, lo considero uno scherzo di pessimo gusto – conclude l’avv. Dacquì – se invece dovesse essere altro, allora sarebbe un messaggio inquietante ma, a mio giudizio, senza risvolti di natura giudiziaria in mancanza peraltro dell’individuazione certa della persona offesa e dell’eventuale querela e dell’assenza degli elementi concreti per la sussistenza del delitto di minaccia o di diffamazione; augurare la morte a qualcuno, insomma, è moralmente riprovevole, ha affermato la Cassazione, ma penalmente irrilevante».

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