Cronaca
Mala depurazione delle acque reflue, così si uccide la valle dell’Alcantara
Una depurazione allegra o inesistente nei 14 Comuni attraversati dal fiume Alcantara, che segna il confine tra la provincia di Catania e quella di Messina. E’ il quadro desolante che emerge da una interrogazione redatta e depositata all’assemblea regionale siciliana dall’on. Antonio De Luca del Movimento 5 Stelle, all’indirizzo del presidente della Regione, dell’assessore alla Salute e dell’assessore per il Territorio e l’Ambiente, sulla grave situazione ambientale del fiume Alcantara.
Su undici Comuni del versante messinese (Floresta, S. Domenica Vittoria, Mojio Alcantara, Francavilla di Sicilia, Motta Camastra, Graniti, Gaggi, Malvagna, Roccella Valdemone, Taormina e Giardini Naxos), quasi tutti, da diversi anni, sono alle prese con il problema della depurazione delle acque reflue. L’interrogazione, sulla scorta delle schede monografiche del Catasto degli scarichi della Città Metropolitana di Messina, ricostruisce l’emergenza ambientale del fiume Alcantara, dall’iter amministrativo degli impianti presenti nella valle, alle relative autorizzazioni allo scarico, evidenziando i pesanti danni ai torrenti e i corsi d’acqua che affluiscono nel fiume Alcantara, nei quali tutti gli enti sversano scarichi fognari non adeguatamente depurati e in diversi casi senza alcun trattamento.
Ma la “mala depurazione” delle acque reflue, accanto agli scarichi abusivi direttamente nel fiume, riguarderebbe anche i tre Comuni del Catanese attraversati dal fiume Alcantara, dove non si hanno schede monografiche del Catasto dei reflui della Città Metropolitana di Catania, e su cui informazioni giornalistiche riportano da anni sversamenti fognari nel corso d’acqua provenienti dal malfunzionamento del depuratore di Randazzo, e scarichi diretti nel fiume o anomale colorazioni (biancastra) del fiume Alcantara nel tratto che attraversa il territorio di Castiglione di Sicilia e Francavilla di Sicilia, al centro di recente di una moria di pesci. Non ultimo c’è poi un indagine in corso della magistratura catanese sul depuratore di Calatabiano, che vede tra gli indagati anche il sindaco della cittadina, situato in contrada Imperio nei pressi del ponte sulla statale 114.
Un’emergenza igienico sanitaria che investe l’intero corso d’acqua (senza dimenticare le micro-discariche abusive), dalle sorgenti alla foce, complessa da gestire, in assenza di investimenti importanti per il sistema della depurazione, per cui l’ambiente e il turismo continuano a pagare un prezzo altissimo. Il problema principale, viene denunciato da anni, resterebbe su tutto il territorio della valle – e non solo – quello dell’inefficienza degli impianti di depurazione: obsoleti e sottodimensionati rispetto alle reali esigenze dei Comuni.
Dal report del Movimento 5 Stelle, il Comune di Floresta (circa 500 abitanti), nel cui territorio nasce il fiume (dalla Serra Baratta), possiede un Programma di Attuazione della Rete Fognante approvato con decreto dell’assessorato regionale Territorio ed Ambiente n° 170/88 del 11.02.1988 e prevede un solo sistema depurativo a servizio della pubblica fognatura, il cui effluente depurato dovrà essere scaricato nel torrente in Contrada Mazurco. Il D.A. di autorizzazione allo scarico è il n° 11/7 del 08.01.99. L’istanza di rinnovo, comprensiva della “scheda tecnica”, è stata avanzata all’A.R.R.A. con la nota Prot. 805 del 04.03.09. In atto, i liquami fognari sversano, tal quali, nel torrente Mazurco (bacino del fiume Alcantara).Il depuratore, sebbene ultimato e collaudato, non è funzionante in quanto non è stato ancora realizzato, per mancanza di risorse finanziarie, il collettore fognario di adduzione allo stesso depuratore.
La situazione, sul piano della depurazione, non cambia nei restanti Comuni del Messinese – dove le irregolarità sono varie: dalle acque “fuori tabella” allo scarico diretto nei canali o nei torrenti se non addirittura nel fiume come il caso del Comune di Gaggi, fino ad arrivare alla foce, dove insiste in località Rocce nere, in territorio di Giardini Naxos, il depuratore gestito dal Consorzio rete fognante di Taormina, costituito dai Comuni di Taormina (capofila), Castelmola, Letojanni e Giardini Naxos), al centro da tempo di denunce da parte di associazioni ambientaliste e interrogazioni da parte del M5S, con una denuncia nel dicembre del 2016 da parte dei pentastellati presso la Procura di Messina sulla gestione dell’impianto consortile.
Il Comune di Giardini Naxos, come rilevato dalle schede monografiche del Catasto degli scarichi della Città Metropolitana di Messina, ha un “Programma di Attuazione della Rete Fognante” approvato con decreto dell’assessorato regionale Territorio ed Ambiente n° 1146/87 del 13.08.1987. In atto, i liquami fognari provenienti dalla pubblica fognatura sono collettati all’impianto di depurazione consortile “Sud” che, nelle more della riparazione della condotta sottomarina di scarico, danneggiata dai marosi, tributa l’effluente al fiume Alcantara.
Tale presidio, che riceve anche parte della pubblica fognatura di Taormina e Castelmola, ha una potenzialità progettuale pari a 75.000 abitanti equivalenti. La recente autorizzazione allo scarico, rilasciata dall’assessorato regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità con D.D.G. n.545 del 17.04.2013, concede al Consorzio di mantenere lo scarico sottocosta delle acque in uscita, nelle more della realizzazione della condotta sottomarina. Con lettera n.4158 del 01.02.17 l’A.R.E.S.P.U. ha sospeso per 90 giorni la predetta autorizzazione, stante che il soggetto gestore ha dichiarato di non avere a disposizione le risorse finanziare necessarie alla realizzazione della condotta sottomarina. Al contempo, ha diffidato il gestore a continuare a scaricare il refluo in difformità a quanto a suo tempo prescritto.
Il Comune di Calatabiano possiede due depuratori e secondo fonti di stampa, si legge nell’interrogazione, è in corso un’indagine della Procura di Catania, condotta dalla Guardia costiera di Riposto. «I due depuratori, stando alla documentazione acquisita ed agli esiti delle analisi di laboratorio compiute dall’Arpa, risulterebbero inefficienti tra il 2014 ed il 2017. Le analisi avrebbero infatti evidenziato acque in uscita con “carichi organici e sostanze inquinanti” superiori alla soglia massima consentita».
A preoccupare in particolar modo i parametri dell’Escherichia coli, rinvenuto nelle acque in uscita da entrambi gli impianti, che affluiscono le une nel fiume Alcantara e le altre nel torrente Minissale. Gli esami dell’Arpa risulterebbero però completamente difformi da quelli prodotti, negli anni in esame, dalle ditte incaricate dal Comune per la manutenzione dei depuratori. In realtà quei livelli di contaminazione batteriologica sarebbero assolutamente coerenti con l’iter amministrativo dei due impianti, le cui ultime autorizzazioni allo scarico sarebbero risalenti al marzo 2014. Da allora la Regione non le avrebbe più rinnovate.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA