Matteo Messina Denaro, boss latitante condannato a diversi ergastoli
PALERMO – Il gup di Palermo Cristina Lo Bue ha condannato complessivamente a oltre 150 anni di carcere 13 tra boss, gregari e favoreggiatori dei clan trapanesi, finiti in manette nel corso dell’inchiesta «Anno Zero» che ha disarticolato i clan della provincia e la «famiglia» del boss latitante Matteo Messina Denaro. Un solo imputato è stato assolto. L’accusa in aula era sostenuta dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Francesca Dessì, Geri Ferrara, Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo. Il processo si svolgeva in abbreviato. Gli imputati – tra i quali anche alcuni parenti della primula rossa della mafia siciliana – rispondevano, a vario titolo, di associazione mafiosa e favoreggiamento. Nell’operazione «Anno zero» fu emesso anche un provvedimento per il superboss ricercato la cui posizione, però, lo scorso 21 febbraio, è stata stralciata in quanto “irreperibile”,
con rinvio al 21 febbraio 2020. Secondo l’accusa, Gaspare Como – cognato del capomafia latitante – sarebbe stato designato da Matteo Messina Denaro per un certo periodo, quale “reggente” del mandamento di Castelvetrano. Nell’inchiesta, è emerso l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati di estorsione e danneggiamenti.
Ma ecco tutte le condanne inflitte ai fedelissimi di Matteo Messina Denaro:
Nicola Accardo, capomafia di Partanna detenuto al 41 bis, ha avuto 15 anni; 12 Antonino Triolo, 11 Calogero Guarino, 11 anni e 4 mesi Giuseppe Tilotta, 10 anni e 8 mesi Leonardo Milazzo, 11 anni e 4 mesi Paolo Buongiorno, 19 anni e 4 mesi Vincenzo La Cascia, capomafia del clan di Campobello di Mazara, anche lui al carcere duro. A 18 anni e 4 mesi è stato condannato anche l’altro boss di Campobello Raffaele Urso, pure lui al 41 bis, a 8 anni Andrea Valenti, a 12 Filippo dell’Aquila, a 8 Angelo Greco. Due anni e 6 mesi sono stati inflitti a Bartolomeo Tilotta accusato di favoreggiamento, tre anni e 4 mesi a Mario Tripoli. Unico assolto Giuseppe Rizzuto, rispondeva di favoreggiamento.
Originariamente tra gli imputati c’era anche Rosario Allegra, marito di Giovanna Messina Denaro, sorella del boss latitante, morto nei mesi scorsi.