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Mafia, raffica di condanne per gli uomini del clan Scalisi coinvolti nel blitz Triade: tutti i nomi

La setneza del processo scaturito dall'operazione della polizia: 20 anni a Massimo Neri e 18 a Carmelo Scafidi

Di Laura Distefano |

Quando Salvatore Giarrizzo decide due anni fa di   voltare le spalle alla mafia   il clan Scalisi subisce  pesanti ripercussioni. Ad Adrano c’è aria di vendetta. Massimo Neri, considerato  l’esattore del pizzo degli Scalisi ha iniziato letteralmente a tremare perché  il pentito «conosce tutti i peli del mio culo», dice ascoltato dai poliziotti della Mobile e del Commissariato. Ed è nella stessa conversazione che un uomo – rimasto ignoto – gli consiglia di «buttare a terra qualcuno». Insomma di fare del male ai parenti del collaboratore di giustizia. Un piano che però non si è mai concretizzato nell’immediatezza dei “proclami”. Ma nella primavera dell’anno scorso incendiano  il camion dei panini che era utilizzato proprio da Giarrizzo. Un gesto – immortalato anche da alcune telecamere – che fa puntare i riflettori degli investigatori su alcuni esponenti del clan Scalisi, alleati dei Laudani di Catania. Ed è così che scattano i fermi dell’inchiesta Triade, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e i pm Assunta Musella e Fabio Saponara.

Da quell’inchiesta si è arrivati a al processo abbreviato che ha portato alla sbarra 16 imputati, tra cui il collaboratore Giarrizzo. Le condanne del gup Luca Lorenzetti sono state pesantissime, vanno dai 20 anni a 1 anno. 

Ma prima di andare nel dettaglio delle condanne inflitte dal giudice per l’udienza preliminare, ricordiamo i passi salienti dell’operazione. 

In due anni  di indagini – dal 2019 al 2020 –  i poliziotti della Squadra Mobile di Catania e dal Commissariato di Adrano documentano  i nuovi assetti del clan Scalisi. Massimo Neri (condannato a 20 anni) avrebbe preso il timone del comando dell’organizzazione mafiosa. Lo scettro   però lo avrebbe ceduto a Carmelo Scafidi (condannato a 18 anni), appena tornato in libertà. 

Forti e radicati contatti Neri li avrebbe avuti con la cellula dei Laudani di Canalicchio, storica roccaforte della famiglia mafiosa a Catania. Zichinetta avrebbe creato un rapporto con Antonio Pappalardo, conosciuto come pitbul  (condannato a 14 anni),  affiliato della squadra del quartiere catanese.

Nelle carte dell’inchiesta finiscono anche le intercettazioni dei giorni caldissimi del 2019, quando tra gli Scalisi e i Lo Cicero (cellula dei Mazzei ad Adrano) si scatena una guerra con tanto di pistolettate per questioni legate allo spaccio di droga . Giarrizzo e Ciccio Vitanza (condannato a 14 anni) escono  indenni dallo scontro armato. La reazione all’agguato (fallito) è immediata: recuperano delle armi nel quartiere catanese di  San Giovanni Galermo  e organizzano  un summit anche con i Santangelo-Taccuni. Poi, come racconta Giarrizzo, «i  Lo Cicero spariscono» e la vendetta non si  consuma.  Neri è intercettato  mentre   in una “immaginaria” conversazione con i fratelli Lo Cicero  gli consiglia di rimanere “nascosti” per non  fare una brutta fine («Ti stutu»). Poi però i Mazzei di Adrano ricompaiono formando quella che diventa “la terza famiglia mafiosa”. 

Torniamo al processo. Ecco nel dettaglio le condanne comminate dal gup:  Massimo Neri 20 anni, Giovanni Marco Arcidiacono 12 anni, Ivan Atri 8 anni, Nunzio Costa 6 anni e 20 mila euro di multa, Gianluca Galvagno 8 anni, Giuseppe Lo Cicero 10 anni e 8 mesi, Tino Neri 10 anni e 8 mesi, Antonio Luca Josè Pappalardo 14 anni, Carmelo Scafidi 18 anni, Andrea Stissi 8 anni e 40mila euro di reclusione, Pietro Severino 14 anni, Salvatore Severino 10 anni e 8 mesi, Francesco Vitanza 12 anni, Giuseppe Fichera 8 anni e 40 mila euro di multa, Claudio Barbera 9 anni e 4 mesi, il collaboratore Salvatore Giarrizzo 1 anno e 4 mesi e 4000 euro di multa. 

Alcuni imputati sono stati assolti dal reato associativo finalizzato alla droga.  «E’ stata confermata la linea difensiva accolta già dal Riesame – dichiara  l’avvocato Francesco Messina, difensore di Neri, Arcidiacono, Fichera e Stissi – che ha dimostrato l’insussistenza del reato associativo ex articolo 74 (droga, ndr). Attendiamo quindi di leggere le valutazione del gup nelle motivazioni». Che arriveranno tra 90 giorni.    COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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