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Il nuovo pentito

Mafia, parla Sam Privitera. «Dopo lo screzio con lo “scheletro” fu convocato un summit con i boss»

Il rampollo dei Nizza che dallo “scorso giugno” ha deciso di collaborare con la giustizia

Di Laura Distefano |

«Io gestivo un mio gruppo che si occupava in via principale di traffico di droga e di armi». Sono i primi verbali di Sam Privitera, il rampollo dei Nizza che dallo “scorso giugno” ha deciso di collaborare con la giustizia. Un percorso intrapreso dopo la condanna all’ergastolo – in primo grado – per l’omicidio di Enzo Timonieri. Le porte del carcere per il collaboratore si sono aperte tre anni fa. Ma questo non avrebbe compromesso le sue conoscenze. Sarebbe riuscito a mantenere una finestra aperta con Catania grazie a un telefonino: «Sono stato arrestato il 12 giugno 2021 e circa sei mesi dopo sono riuscito a recuperare un cellulare in carcere e l’ho utilizzato fino al 2 marzo 2024».

Il pentito ha risposto alle domande dei pm in questi mesi estivi. Giornate caldissime a consumare ore e ore di registrazione. Gli hanno mostrato decine e decine di foto. Nei suoi racconti la storia di un giovane cresciuto a pane e malavita. Spaccio di veleno, sparatorie e addirittura piani per uccidere. Privitera sarebbe rimasto fuori dalle estorsioni, compito che sarebbe stato affidato a «Natale Nizza, figlio di Giovanni», condannato anche lui per l’assassinio di Timonieri qualche mese fa dalla Corte d’Assise. Privitera chiarisce le gerarchie mafiose: «Il mio gruppo faceva capo al clan Nizza e quindi alla famiglia Santapaola». Il giovane boss avrebbe avuto rapporti con i Guercio del clan Nardo di Lentini, per il «settore dei trasporti» nel periodo che va dal 2020 fino al suo arresto nel 2021. Le decisioni più importanti sarebbero state condivise con Natale Nizza. Per «problemi meno gravi», visto il ruolo di «portavoce», sarebbe stato incaricato Salvatore Scavone (un altro collaboratore) e «Melo Samperi dall’inizio del 2021».

Privitera rompe gli indugi scavando nelle dinamiche criminali. E salta fuori il nome di Turi ‘u pagghiolo del gruppo di Cibali. Il collaboratore si ricorda che si chiama Fazio. Ed ha ragione: qualche settimana fa nel blitz Ombra della squadra mobile è stato arrestato il fratello Carmelo che lo ha sostituito nel ruolo di responsabile dopo la sua cattura nell’operazione dei Ros Agorà nel 2022. Privitera si sarebbe rivolto a Salvatore Fazio per un «problema» sorto con un socio di Alfio ‘ricchiazza per «una questione di prestito a usura». Vicenda che risalirebbe al 2021.

Il rampollo dei Nizza torna con la memoria al periodo dell’omicidio di Enzo Timonieri. Il martedì successivo alla sparizione del pusher di San Cristoforo – il corpo senza verrà ritrovato a giugno 2021 grazie alle dichiarazioni dei fratelli (sicari) Michael e Ninni Sanfilippo – si sarebbe svolta un importante riunione tra i responsabili del clan Santapaola, convocata proprio dalla «famiglia» dopo la «mia richiesta – racconta Privitera – di non intromettersi in un conflitto che vedeva contrapposto me e lo “scheletro”, ovvero Lorenzo Saitta». Saitta è un esponente storico del gruppo mafioso di San Cocimo, un killer dei Santapaola (ha già collezionato due ergastoli) e parente seppur acquisito di Maurizio Zuccaro. Scavone avrebbe riferito a Privitera che all’incontro (che si sarebbe dovuto svolgere sotto casa di Salvatore Musumeci, detto a Mina, figlio di Concetta Zuccaro e quindi nipote del boss Maurizio) c’era il gotha della cosca. E cioè Alberto Privitera, responsabile del gruppo della stazione (almeno fino al suo arresto nel 2022). E anche Melo Renna che «ha partecipato come responsabile del Villaggio Sant’Agata ma Scavone mi disse che in quell’occasione rappresentava la famiglia». Sam Privitera racconta, sempre per averlo saputo da Scavone, che durante «la riunione si sarebbe pretesa» la presenza di Ciccio Napoli – all’epoca il capo della cupola – ma Renna avrebbe ribadito che «parlava per conto della famiglia Santapaola». A questo summit ci sarebbe stato anche Toni Trentuno (genero di Lorenzo Saitta). Privitera riferisce di un appuntamento, addirittura organizzato da Napoli, per la «programmazione» dell’omicidio proprio di Trentuno. Che però non è mai stato attuato.

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