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Mafia, maxiblitz contro il clan catanese che aveva “colonizzato” Roma Sud

Di Redazione |

ROMA – Blitz dei carabinieri del Ros tra le province di Roma e Catania contro presunti appartenenti al clan Fragalà, una famiglia mafiosa catanese che da anni aveva messo radici a Roma Sud controllando tutti i traffici illeciti della zona e stringendo patti con le altre famiglie criminali della zona: arresti e perquisizioni sono scattati nei confronti di numerosi soggetti ritenuti responsabili di intimidazioni a commercianti e imprenditori, estorsioni, minacce e attentati nell’area a sud della Capitale tra Ardea, Pomezia e Torvajanica.

Dalle indagini, nel corso delle quali è stato sventato un sequestro di persona con la liberazione dell’ostaggio e l’arresto di 8 sequestratori, è inoltre emerso che i presunti appartenenti al clan gestivano il traffico di cocaina, marijuana e hashish dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi campani e siciliani.

Nel corso dell’operazione, denominata Equilibri, i carabinieri hanno sequestrato anche un documento manoscritto di affiliazione mafiosa. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa alle 11 al comando provincia dei Carabinieri di Roma alla quale parteciperanno il procuratore facente funzioni Michele Prestipino e il Comandante del Ros Pasquale Angelosanto.

Nella loro colonizzazione del litorale laziale, i Fragalà si sarebbero accordati e fatto affari con tutte le altre organizazioni criminali. A svelare i segreti dei Fragalà agli investigatori è stato uno della “famiglia” il fratello del potente Salvatore Fragalà, Sante, che sconta una condanna a 26 anni per duplice omicidio e ha deciso di collaborare con la giustizi: «Mio fratello e mio cugino sono affiliati ai Santapaola di Catania. Ho iniziato con i miei zii che sono arrivati dalla Sicilia. Uno di loro, Piero Cantella, mi dava da portare la droga».

Sarebbe stato Gaetano Loria, braccio destro di Santo Mazzei del clan catanese dei Carcagnusi,  il padrino dei Fragalà e avrebbe spedito frotte di parenti da Catania a Roma. Dove si procede anche con un rituale di affiliazione: «Un nuovo mafioso è tra noi», viene scritto e segue uno spazio per inserire il nome del giovane pronto a diventare “picciotto”. I rituali prevedono anche  un’incisione sul corpo.

Lae parole di Sante Fragalà svelano così le dinamiche dell’invasione alle porte della Capitale, che ha origini lontane: già nel lontano 1991 Piero Cantella – poi scomparso in un caso di lupara bianca – diede alle fiamme  la caserma dei carabinieri di Torvajanica e per ammazzare un maresciallo incaricò proprio il nipote Sante, ancora poco più che adolescente, di procurargli  un fucile di precisione.  

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