Mafia e politica, le intercettazioni che inchiodano l’ex senatore Papania: 20 euro per comprare un voto

Di Redazione / 16 Settembre 2024

C’è anche l’ex senatore del Pd Antonino Papania tra le persone arrestate all’alba di oggi a Trapani nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. L’indagine ha documentato l’esistenza di “un connubio affaristico-mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale”. Le indagini condotte dalle squadre mobili di Trapani e Palermo con la Sisco hanno scoperto che l’esponente politico avrebbe pagato la somma di duemila euro al clan mafioso di Alcamo, per sostenere un suo candidato nella corsa all’Assemblea regionale siciliana, durante le elezioni del 2022.

In manette anche l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, che secondo i magistrati sarebbe stato l’intermediario fra Papania e il clan.

Antonino Papania secondo gli investigatori insieme con Pasquale Perricone ex vicesindaco di Alcamo e intermediario, avrebbe accettato la promessa da parte di Giosuè Di Gregorio, ritenuto esponente della famiglia mafiosa, di procurare voti a Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico Via, fondato da Papania, candidato alle elezioni regionali del 2022. In cambio Papania, secondo l’accusa, avrebbe pagato Di Gregorio.

All’autista l’ex senatore intercettato diceva di non andare spesso nel bar di Francesco Coppola in via Veneto perché quello era il suo quartier generale. Qui Coppola incontrava Di Gregorio che arrivava da Trapani. Il rischio era che i giovani agenti del commissariato di Alcamo -è scritto nell’ordinanza – che avevano sostituito quelli più anziani andati in pensione potessero immediatamente redigere una relazione di servizio. Dalla seconda metà di agosto e fino alle elezioni del 25 settembre del 2022 sono stati monitorati numerosi incontri tra Di Gregorio e Perricone.

Giosuè Di Gregorio, ritenuto esponente mafioso, avrebbe tenuto i contatti con le famiglie mafiose di Trapani, Castellammare del Golfo, Calatafimi e con la ‘ndrangheta e facendo accrescere il ruolo di vertice di Francesco Coppola nella famiglia di Alcamo.

Il “mercato”

Perricone diceva a Di Gregorio: «Questa cosa di ste Regionali ci interessa vedi ah; e delle Nazionali pure». Di Gregorio parlava di «qualcosa da dare», di «quanti voti prendiamo» e di «una ventina di euro». Sono stati monitorati altri appuntamenti. Al termine di uno di essi Di Gregorio disse al fratello: «Dobbiamo votare a questo; e il senatore mi ha dato duemila euro che mi darà mercoledì, Papania hai capito?»

«Ti ha dato i soldi?», chiedeva il fratello. «Neanche li ho contati, questo dice è un acconto, poi in questi giorni mi porta un’altra cosa», rispondeva Di Gregorio. «Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette otto; ventisette, ventotto, ventinove…», si sentiva mentre contava le banconote. «Basta, non li contare, mica si contano i soldi, non solo mi ha regalato soldi e tu che fai, li conti», diceva stizzito Di Gregorio.

In un successivo incontro Di Gregorio dice a un uomo dell’entourage di Papania: «Questo già sono tutte cose sicuri, gli possiamo dare pure le sezioni». Rocca raccolse 3.361 preferenze, ma non fu eletto all’Ars.

«Tra Marsala e Salemi un mare di voti gli ho raccolto», diceva Di Gregorio, soddisfatto per il lavoro svolto. Non era contento, invece, Papania che contestava l’operato dell’ex vicesindaco mentre, intercettato, parlava in auto con il suo autista: «Pasquale (Perricone, ndr) lo scienziato della politica ci ha fatto buttare duemila euro per fare mangiare la pizza a quattro spacciatori a Trapani. Sì e no ci hanno portato trenta voti. Un mare di soldi».

E ancora: «Questo Giousuè ‘nuddu miscatu cu nienti’ ci voleva qualche amico giusto e lo faceva sminchiare perché questo si meritava» (Giosuè è una nullità, serviva qualche amico vero per dargli una lezione perché lo meritava).

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo