Mafia, allarme dalla Dia: morto Riina, adesso c’è il rischio di «atti di forza»

Di Redazione / 18 Luglio 2018

Organizzazioni criminali straniere in Italia che puntano sul business dell’immigrazione clandestina, ma anche un nuovo salto di qualità delle mafie romane, che si avvicinano a quelle classiche come la ‘ndrangheta, e una pericolosa riorganizzazione di Cosa nostra dopo la morte del “capo dei capi”. E’ l’evoluzione della mafie in Italia nell’epoca post-Riina, descritta nell’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia.

Secondo la Dia, tra gli affari più fiorenti per la malavita straniera in Italia c’è proprio la tratta degli esseri umani: gruppi di cittadini maghrebini, soprattutto libici e marocchini, sono coinvolti «nel trasporto di migranti dalle coste nordafricane verso le coste siciliane». Per queste organizzazioni «il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è oggi uno dei principali e più remunerativi business criminali, che troppe volte si coniuga tragicamente con la morte in mare di migranti, anche di tenera età».

Nella Capitale, invece, i gruppi mafiosi hanno ormai raggiunto il livello di ‘ndrine, clan camorristici o corleonesi. Si tratta di formazioni criminali. «Gli esiti investigativi e giudiziari degli ultimi anni – si legge ancora nel rapporto della Dia – continuano, infatti, a dar conto di una realtà, quella romana, particolarmente complessa sotto il profilo delle infiltrazioni criminali, che vedono all’opera qualificate proiezioni delle organizzazioni di tipo mafioso italiane (siciliane, calabresi e campane in primis), che sono riuscite agevolmente ad adattarsi alle caratteristiche socio-economiche del territorio di elezione. All’occorrenza, queste compagini criminali sanno perfettamente intersecare i propri interessi non solo con i sodalizi di matrice straniera, ma, anche, con le formazioni delinquenziali autoctone» che «hanno adottato il modello di tipo mafioso».

In Sicilia poi, dopo la morte di Totò Riina, Cosa nostra attraversa una «fase di transizione e di rimodulazione, contraddistinta dal rischio di forti tensioni che potrebbero sfociare in atti di forza, con pericolose ripercussioni sull’intera organizzazione mafiosa». Per l’Antimafia «è assai improbabile che a succedergli sia Messina Denaro» ed è «ragionevole ritenere che Cosa nostra tenderà ad una gestione operativa di tipo collegiale, in linea di continuità con la strategia perseguita negli ultimi anni». 

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