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Ma devoti a chi?

Ma devoti a chi?

Di Mario Barresi |

Da qualsiasi angolatura la si guardi – questa della processione di San Michele di Ganzaria – è una brutta storia. Ricapitoliamo: l’“inchino”, inteso in senso fisico, non c’è stato. Ma i carabinieri sono certi che un plateale “omaggio” al boss (o meglio: alla sua famiglia, visto che ‘u Zu Cicciu La Rocca, fedelissimo dei Santapaola, è ad Asti in regime di 41-bis) l’abbiano fatto, i portatori del Cristo Morto, venerdì scorso. E lo metteranno nero su bianco (con video e foto allegate) nell’informativa che questa mattina il procuratore di Caltagirone, Verzera, troverà sul suo tavolo.

Il fasciolo aperto contro ignoti per turbativa dell’ordine pubblico potrebbe già oggi trasformarsi in qualcosa di meno vago: l’iscrizione nel registro degli indagati di oltre una quindicina di devoti. Ma “devoti” a chi? Al capomafia locale, secondo i primi riscontri degli investigatori. Al popolo, che «si è ribellato contro chi ha stravolto secoli di storia e D devozione», urla la pancia del paese. Siamo andati a San Michele di Ganzaria, ieri. Per cercare di capire. Senza l’ambizione da detective in versione scampagnata di Pasquetta e (soprattutto) senza la presunzione da portatori di verità in tasca. A San Michele non ci sono voci; c’è un’unica versione, seppur con sfumature di rabbia. E non c’è dibattito.

Non esiste proprio, manco a volerci tirare dentro gli ignari passanti. La vulgata è una sola: la vara ha fatto la “virata” non per omaggiare il boss, ma per protestare contro chi – il parroco e il comitato della festa – aveva osato ridisegnare il percorso storico, riducendolo di molto. E quegli applausi al mafioso, invece, sarebbero una sorta di rito liberatorio. «Il popolo s’è ribellato e in quel momento è come se fosse cominciata davvero la festa», ci hanno raccontato. Perché deviazioni e applausi – dicono – si sono ripetuti, dopo, in quattro momenti della processione. Qualcuno vuole la testa del sindaco (che s’è tolto la fascia) e del parroco, altri pretendono le «scuse alla famiglia La Rocca, oltre che a tutto il paese infangato dalle bugie».

E i familiari ostentano su Facebook (dal profilo di una figlia di La Rocca è tratta la foto d’epoca che pubblichiamo sopra) «la sua fede di buon cristiano», definendolo «un grande uomo». Nessuno – né sui social, né in piazza – esprime un’opinione diversa. Tutti a smentire. Indignati. Delle due l’una: o siamo davanti a un abbaglio, oppure la faccenda è davvero seria. Non tanto per la processione, ma per tutto quello che viene prima e dopo. Ciò che il sindaco ipotizza come «gesto di una sparuta minoranza» sarebbe qualcosa di molto più grave. E sarebbe meglio, allora, la bufala. Per il bene dei sammichelesi, prima di tutto.

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