Cronaca
Longo, un raggiro subìto avrebbe “innescato” il piano di uccidersi
CATANIA – «Questa lettera dovrete leggerla solo in presenza della polizia. Se non rispetterete la mia volontà, Dio vi punirà».
Comincia così la missiva di Giuseppe Longo, il 75enne catanese morto la sera di martedì scorso all’interno della sua officina di via Garibaldi a seguito di un’esplosione provocata (quasi certamente) da lui stesso per farla finita. Esplosione che ha causato anche la morte di due vigili del fuoco e il grave ferimento di altri due.
La lettera è stata trovata nella valigia che l’uomo (nella foto a fianco) aveva portato con sé nella casa di riposo Padre Pio, in corso dei Mille 26, struttura poco distante dal luogo della tragedia che lo ospitava dal 15 marzo scorso. Una sorta di testamento, dunque, che Longo, evidentemente depresso al punto da aver pianificato il suicidio senza però specificare le modalità, aveva voluto lasciare là dove stava trascorrendo gli ultimi suoi giorni di vita.
Nella lettera l’uomo scrive della sua solitudine, di una famiglia lontana che non aveva tempo per pensare a lui e di un raggiro che l’avrebbe indotto a compiere l’insano gesto: nella sua officina Longo teneva circa 200 biciclette, alcune di ottima qualità e fattura, altre d’epoca che negli anni aveva acquistato girando vari mercatini delle pulci. Forse per le sue condizioni di salute non ottimali, o forse perché stanco di lavorare, aveva deciso di venderle in unico blocco. Aveva trovato degli acquirenti e, tramite un intermediario, le aveva cedute al prezzo pattuito. Questa compravendita era avvenuta circa due mesi fa. Ma pochi giorni dopo l’intermediario pare si fosse rifatto vivo, pretendendo, secondo quanto affermato da diverse fonti vicine a Longo, la restituzione di due terzi delle cifra pagata, “perché, da un’attenta analisi della merce, ci siamo accorti che il valore delle biciclette è di gran lunga inferiore a quello corrisposto”. La lettera scritta da Longo – in cui pare trapeli chiaramente che la causa principale del gesto estremo sia il non aver affatto tollerato questo raggiro – è nelle mani della Squadra Mobile, che, a questo punto, riteniamo stia indagando per capire se possano esserci gli estremi per il reato di induzione al suicidio.
Giuseppe Longo era arrivato la mattina del 15 marzo scorso nella casa di riposo Padre Pio, convenzionata col Comune. Qui lo conoscevano tutti, perché da qualche anno era lui che riparava le ruote e le rotelle delle carrozzine utilizzate dagli anziani e dai disabili ospiti della struttura. L’uomo dice al responsabile del centro, Marco Facondo, di sentirsi solo e abbandonato da tutti: aveva chiesto aiuto ai figli e all’ex moglie, che vivono a Milano, ma senza risultato. Aveva anche provato ad andare dalla sorella, a Lamezia Terme, trovandola però malata. Quindi era rientrato a Catania. «Per tre giorni e tre notti – racconta Facondo – ha dormito in pessime condizioni igienico-sanitarie nella sua officina. Poi qualche amico l’ha convinto a venire da noi. E si è presentato quella mattina di giovedì 15: piangendo a dirotto mi ha raccontato la sua triste storia».
Facondo allerta dunque i Servizi sociali del Comune ma, proprio nel giorno in cui insieme sarebbero dovuti andare negli uffici, il 20 mattina, Longo dice di dover andare dal medico curante per farsi prescrivere un ricovero in ospedale: si sarebbe dovuto operare di ernia inguinale. «Non è più tornato – riprende Facondo – e la sera, intorno alle 20, un amico che abita vicino l’officina mi chiama per dirmi dell’esplosione. Subito penso a lui. Chiamo la polizia e dico tutto quello che so. L’indomani mattina, alla presenza degli agenti, apriamo la valigia di Longo, nella sua stanza, e troviamo la lettera».
Intanto ieri mattina il caposquadra dei vigili del fuoco che intervenne quella sera in via Garibaldi, Marcello Tavormina, è stato sottoposto a una “craniotomia parietale destra, riparazione della meninge e riduzione della frattura”. L’intervento è stato eseguito al Garibaldi dai neurochirurghi Francesco Guarnera e Akjshik Aziz, insieme con l’anestesista Nuccio Bellissima. “Tavormina – si legge nel bollettino medico – sta trascorrendo un normale decorso post-operatorio. Le condizioni cliniche dell’altro vigile ferito, Giuseppe Cannavò, si ritengono stabilizzate e nei prossimi giorni verrà nuovamente sottoposto ai trattamenti endoscopici di toilette polmonare”.
Slittano invece per un problema formale-giuridico i funerali dei due vigili del fuoco, Dario Ambiamonte, 40 anni, e Giorgio Grammatico, 38, e di Giuseppe Longo. Il rinvio si deve al fatto che non è stato ancora possibile per la Procura disporre l’autopsia, atto irripetibile che non si può legalmente eseguire senza che sia formalmente notificata all’indagato (in questo caso, come atto dovuto, si tratta di Tavormina, per disastro e omicidio colposo plurimo), il quale può nominare un legale e un perito di parte.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA