Hanno impugnato la sentenza di primo grado del processo Thor solo 11 imputati. E tra questi c’è anche Vincenzo Santapaola, il figlio del capomafia Benedetto, condannato all’ergastolo per l’omicidio del cugino Angelo avvenuto a settembre 2007.
L’udienza che aprirà il processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello è stata fissata al prossimo 20 aprile. Dovranno presentarsi, oltre al primogenito del padrino di Catania, Santo Battaglia, Enrico Caruso, Giovanni Cavallaro, Orazio Benedetto Cocimano, Aldo Ercolano (figlio di Pippo), Natale Ivan Filloramo, Angelo Marcello Magrì, Aurelio Quattroluni, Giuseppe Raffa (collaboratore di Giustizia), Nicolò Squillaci.
L’operazione del Ros, arrivata un po’ prima della pandemia, svelò i nomi di mandanti e sicari di diversi omicidi commessi tra il 1989 e il 2007 che sono rimasti irrisolti (anche solo in parte). Vendette trasversali, ritorsioni, uccisioni di innocenti, lupare bianche.
Un capitolo giudiziario che mostrò il volto più turpe della mafia, quella che spara e uccide senza girarsi indietro. Una faccia che fortunatamente non mostra più, tranne casi eccezionali come è stato quello di Angelo Santapaola. Il rampollo di sangue, che forse si sentiva intoccabile per il cognome che portava, cominciò a fare il “cane sciolto” e questo comportamento portò alla decisione di eliminarlo. Per questo delitto è stato condannato all’ergastolo anche Filloramo.
A fare la differenza per la risoluzione degli omicidi furono le dichiarazioni di Francesco Squillaci “Martiddina”, che decise di collaborare con la giustizia dopo una lunga carcerazione dovuta alla condanna per l’assassinio del poliziotto Gianni Lizzio nel 1992. Al pm Rocco Liguori raccontò i retroscena dell’orrore di stragi e torture. Gli Squillaci, originari della frazione belpassese di Piano Tavola, fecero parte del clan del Malpassotu (il boss poi pentito scomparso Giuseppe Pulvirenti) che per anni è stato il braccio armato dei Santapaola-Ercolano. Grazie alle dichiarazioni di “Martiddina”, il Ros riprese in mano vecchie indagini, carte rimaste nel cassetto, sentenze, atti processuali e verbali di altri pentiti per cercare di riempire i tasselli mancanti sui delitti.
Nel corso del rito abbreviato sono arrivate anche diverse ammissioni di responsabilità. Forse anche per questo le impugnazioni sono state contenute. Ora vedremo se pg o difese chiederanno alla Corte d’Assise d’Appello nuove attività istruttorie . Potrebbero, anche esserci, richieste di concordato. Non resta che attendere l’apertura del processo in cui saranno presenti anche i familiari di alcune vittime che hanno avuto il coraggio di costituirsi parte civile.