CATANIA – L’amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco, in mattinata è stato ascoltato in Prefettura a Catania dove si è riunito il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza dopo l’aggressione subita sul traghetto a Villa San Giovanni. Il dirigente era accompagnato dall’avvocato Giuseppe Gitto. E alla riunione – che potrebbe anche valutare l’opportunità di una scorta per Lo Lo Monaco – ha partecipato anche il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli.
L’ex direttore generale del Catania, che ha ribadito l’intenzione di non rientrare in carica, aveva il volto tumefatto: «Ma la vera ferita non è sul viso, è dentro, non potete immaginare cosa significhi essere violati. Non ti aspetti un’aggressione così, non so fino a che punto ho avuto la lucidità di ragionare, portando il gruppo all’esterno del bar. Sono stato per quasi venticinque minuti in balia di questi facinorosi. Poteva anche scapparci il mondo. Mi hanno minacciato e mi hanno detto le cose più becere e più violente. Ma non denuncio perchè chi ha fatto tutto questo s’è firmato (gli assalitori avessero aveva al colo anche le sciarpe del Catania, ndr): c’erano sono telecamere, c’erano testimoni e quello che è successo è davanti gli occhi di tutti».
Come detto, l’amministratore delegato del Catania, che un paio di giorni fa si è polemicamente dimesso da direttore generale annunciando di voler rinunciare anche all’incarico di ad, ha ribadito di voler definitivamente lasciare la società: «Con il Catania ho chiuso», ha affermato. Ma come detto in occasione delle dimissioni, lascerà alla società il tempo di trovare un sostituto.
Ancora Lo Monaco ha raccontato: «Ero andato nella zona del bar per bere un caffè e sono stato aggredito alle spalle. L’episodio di ieri è stato preannunciato da striscioni appesi in città, da scritte minacciose sui muri, dalla testa di porco lasciata allo stadio Massimino, da una campagna social che non riesco a capire da dove viene. L’episodio culminante è stato quello di ieri, ma c’è una storia che porta a tutto questo». Poi la stoccata a Pogliese: «Le dichiarazioni del sindaco? Poteva evitarsele, le cose che abbiamo sentito sono tutte cause scatenanti».
Prima di entrare in Prefettura, Lo Monaco ha affrontato l’ultimo argomento: «Mi auguro che da questo episodio si prenda spunto per isolare i violenti dai veri tifosi. I veri tifosi non fanno quello che hanno fatto. Quando si dà voce ai violenti il risultato è questo. I fatti, i commenti, i personaggi pubblici influiscono e indirizzano».
Al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica appositamente convocato dal prefetto Claudio Sammartino si è appreso che sono state disposte «le opportune misure di vigilanza a tutela» dell’Ad. Una maggiore sorveglianza da parte delle forze dell’ordine di Lo Monaco che, per minacce pregresse, è già sottoposto a vigilanza.