Livatino, il 9 maggio ad Agrigento la beatificazione del “giudice ragazzino”

Di Redazione / 05 Febbraio 2021

PALERMO – La beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino si terrà domenica 9 maggio 2021 – anniversario della visita di san Giovanni Paolo II nella città dei templi – nella Cattedrale di Agrigento. Lo hanno reso noto l’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro e l’arcivescovo coadiutore, monsignor Alessandro Damiano.

All’incontro per dare l’annuncio, nella sala «Giovanni Paolo II» del Palazzo Arcivescovile, hanno partecipato i rappresentanti
delle autorità civili, ecclesiali e della magistratura provinciale nonché dei comuni di Canicattì e Agrigento.

Il giudice Rosario Livatino fu assassinato sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento il 21 settembre 1990, all’età di 37 anni, dai mafiosi della ‘Stidda’. Di Livatino, nato a Canicattì il 3 ottobre 1952, la Santa Sede ha recentemente riconosciuto il martirio “in odium fidei” (in odio alla fede) come stabilito da  un decreto della Congregazione per le Cause dei santi.

La prova del martirio “in odium fidei” del giovane giudice siciliano, secondo fonti vicine alla causa, è arrivata anche grazie alle dichiarazioni rese da uno dei quattro mandanti dell’omicidio, che ha testimoniato durante la seconda fase del processo di beatificazione (aperta il 21 settembre 2011 e portata avanti come postulatore dall’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, agrigentino), e grazie alle quali è emerso che chi ordinò quel delitto conosceva quanto Livatino fosse retto, giusto e attaccato alla fede e che per questo motivo, non poteva essere un interlocutore della criminalità.

Andava quindi ucciso. Non è un caso che, come emerge dalle sentenze dei processi sulla morte del giudice, importanti esponenti locali di Cosa Nostra, quando Livatino era ancora in vita, lo etichettassero come «uno scimunito», un «santocchio» (un bigotto) perché frequentava assiduamente la parrocchia di San Domenico, a pochi passi dalla casa in cui viveva con i genitori.

Una testimonianza quella del mandante, che è risultata decisiva così come quella di uno dei quattro esecutori materiali del delitto, Gaetano Puzzangaro, che quel 21 settembre era alla guida dell’auto che speronò la vettura del “giudice ragazzino” e che già in passato aveva deciso di rilasciare alcune dichiarazioni per la fase diocesana del processo.

Dopo la sua morte, nel 1993, Giovanni Paolo II, incontrando ad Agrigento i suoi genitori, aveva definito Livatino «un martire della giustizia e indirettamente della fede».

Anche Papa Francesco, che ha molto sostenuto la causa di beatificazione aperta, ha lodato la figura del magistrato: incontrando nel novembre del 2019 i membri del “Centro Studi Rosario Livatino”, lo ha definito «un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni».

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