Hai voglia di annunciare provvedimenti per il taglio delle liste d’attesa nella sanità pubblica siciliana. Perché poi gli annunci cozzano con la realtà che è quasi sempre diversa. L’ultimo caso è quello di Raimondo Moncada, 57 anni, artista, attore, giornalista agrigentino, reduce da un tumore – diagnosticato solo due anni e mezzo fa – nonché da dolorose terapie e che a causa di qualche “segnale” allarmante ha provato a prenotare una colonscopia attraverso il Cup dell’Asp di Agrigento. Risposta: o il 14 agosto del 2025 (e quindi tra sette mesi) a Sciacca oppure a febbraio del 2026 a Canicattì (e quindi tra quindici mesi). Ovviamente si è dovuto rivolgere ad una struttura convenzionata che nel giro di pochi giorni – e con una spesa non indifferente – ha effettuato l’esame diagnostico.
La sua è stata una denuncia sui social che ha fatto talmente rumore da spingere il direttore generale dell’Asp di Agrigento Giuseppe Capodieci a telefonargli per scusarsi. «I vertici sanitari non possono farmi la testa tanta sull’importanza dei controlli, sull’importanza della loro tempestività, aggiungendo pure che salvano la vita – ha scritto Raimondo Moncada nel suo sfogo –. A causa di un evento interno al mio provato corpo che mi ha fatto molto spaventare perché ha interessato l’area operata a giugno 2022 ho cercato a ottobre di prenotare al Cup dell’Asp di Agrigento una colonscopia. Propongono una data che mi lascia a bocca aperta. Propongono l’esame non tra un mese, non tra due, non nell’anno di Agrigento Capitale di Cultura, ma nel febbraio 2026 se intendo farlo a Sciacca. La soluzione? Presentarsi in una struttura privata e pagare, pagare, pagare. Mi presento così all’ospedale di Cefalù, struttura privata convenzionata. Ho una diagnosi che mi mette ancor più in allarme. L’esame si deve ripetere e con urgenza. Di nuovo la trafila, di nuovo a sbattere la testa a muro: prescrizione medica urgente, codice oncologico 048, quesito diagnostico che si presenta con la sua evidente gravità, referto allarmante del medico di Cefalù che si rende subito disponibile a ripetere l’esame entro la settimana successiva. E allora riprovo la strada del Cup. Ora c’è l’aggravante del referto di Cefalù. Così penso io, così spero. Mi propongono due date: vicino a casa mia a novembre 2026; a Canicattì il 14 agosto 2025 nell’anno in cui si celebrerà Agrigento Capitale della Cultura e non della Cultura Sanitaria. Ma vista l’urgenza prenoto in un centro diagnostico privato a Sciacca che, pagando, nel giro di una settimana mi sottopone all’esame che avrei voluto e dovuto fare in un ospedale pubblico perché ne ho pieno diritto. Sono un paziente che in questa fase del suo percorso ha sintomi o complicazioni che non possono attendere due anni».
«Sono rammaricato per quanto segnalato ed intendo esprimere il mio rincrescimento per il persistere di evidenti falle nell’erogazione del servizio che urge colmare al più presto – ha detto il direttore generale dell’Asp di Agrigento, Giuseppe Capodieci –. Siamo consapevoli del fatto che, a causa di una carenza di risorse umane, questo genere di prestazione ha dei tempi particolarmente lunghi di esecuzione su tutto il territorio regionale. L’Azienda è al lavoro per applicare dei correttivi e ridurre significativamente i tempi d’attesa».
Parole che non hanno convinto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che oggi ha chiesto all’assessore alla Salute, Giovanna Volo, di intervenire urgentemente sulla Asp di Agrigento con una ispezione che accerti la gestione delle liste d’attesa. «Il mio governo – dice Schifani – è impegnato sin dal suo insediamento per restituire dignità ai pazienti della sanità siciliana anche attraverso tempi di attesa ragionevoli per le prestazioni. Abbiamo, addirittura, inserito questo impegno tra gli obiettivi prioritari dei nuovi manager, pena la decadenza dal ruolo. Per questa ragione, ritengo fondamentale accertare tempestivamente quanto accaduto ad Agrigento per individuare gli eventuali responsabili dei ritardi e applicare le conseguenti sanzioni».