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Il caso

Licenziata dalla banca dopo video porno, Benny si difende: «Fatti sempre nel tempo libero»

La quarantenne Benedetta D’Anna, piemontese di origine ma siracusana di adozione, lavorava nella filiale di un istituto di credito del capoluogo aretuseo. Adesso è impegnata in una battaglia legale

Di Francesco Nania |

Prima la lettera di ammonimento. Poi la notifica del licenziamento. L’istituto di credito in cui lavorava la quarantenne Benedetta D’Anna ha ritenuto di dovere interrompere il rapporto di lavoro con la dipendente perché svolgeva «attività professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro». La diretta interessata, che svolgeva servizio in una filiale della banca a Siracusa, s’è opposta al licenziamento, ritenendolo ingiusto e discriminante perché collegabile alle foto in pose osé pubblicate sui social e al fatto di essersi cimentata nell’adult entertainmen.

Benny Green, nome d’arte che utilizza sui social e per le sue esibizioni, sostiene che dal settembre 2020 abbia posato come modella e di essersi iscritta ad una piattaforma privata dove inserisce contenuti sessuali più espliciti: «Dallo scorso anno sui miei social ho pubblicizzato alcune serate. Ma ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro». A novembre è arrivata una lettera di ammonimento e poi la sospensione dal lavoro. Da quel momento è iniziata la battaglia legale di Benny, di origini piemontesi ma siracusana d’adozione, contro quelli che definisce «falsi moralismi». Quasi per sfida ha scelto di titolare il film per adulti “La Bancaria (di Siracusa)” e, partecipando alla trasmissione radiofonica “La zanzara”, ha spiegato: «Perché sono diciassette anni del mio lavoro. Il porno è una professione riconosciuta e non voglio essere offesa da nessuno. Tutti i lavori meritano rispetto e anche il porno è una forma di arte. Le scene che ho girato le ho sempre fatte nel mio tempo libero o quando ero in ferie». Per l’istituto di credito la dipendente ha superato il limite e le ha contestato «l’assenza ingiustificata dal servizio omettendo di avvertire dell’assenza; lo svolgimento di attività lavorativa extrabancaria durante l’assenza del servizio motivata da stato di malattia, alla visita fiscale domiciliare e lo svolgimento di attività professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro».

L’avvocato Piero Ortisi, che l’assiste, sostiene che la donna sia stata «illegittimamente sospesa perché la vita privata di un lavoratore non gode di alcuna rilevanza soprattutto laddove siano estranee al contesto professionale». «I fatti posti alla base della contestazione – dice il legale – non sono riconducibili a un comportamento non deontologico e sarebbero, in ogni caso, una libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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