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L’ex ministro Saverio Romano, la pandemia e i guanti “farlocchi”: la Gdf gli sequestra 58 mila euro

E' la somma che avrebbe illecitamente percepito dalla società European network tlc in cambio di una mediazione illecita per la fornitura di 120 mila di guanti sanitari al Dipartimento della Protezione Civile Sicilia nei primi giorni della pandemia

Di Redazione |

L’ex ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, è indagato in uno dei filoni della maxindagine della Procura di Roma sulla fornitura di dispositivi di protezione individuali distribuiti da una società milanese nel marzo del 2020, nella primissima fase della pandemia da Covid. 

La Guardia di Finanza della Capitale oggi ha proceduto al sequestro di 58 mila euro sul conto corrente dell’ex senatore: si tratta della somma che avrebbe illecitamente percepito dalla società European network tlc in cambio di una mediazione illecita per la fornitura di 120 mila di guanti sanitari al Dipartimento della Protezione Civile Sicilia.

Si tratta di materiale poi risultato di qualità inferiore rispetto alle caratteristiche previste dal contratto stipulato. Nei confronti di Romano i pm di piazzale Clodio contestano il reato di traffico di influenze illecite. Sempre oggi le Fiamme gialle hanno proceduto al sequestro preventivo di un milione di euro a carico della società meneghina: una cifra che corrisponde al profitto del reato di frode nelle pubbliche forniture, allo stato contestato, ai danni dell’ente siciliano. I sequestri rientrano nel procedimento che nel marzo scorso portò all’arresto di tre persone: gli imprenditori Vittorio Farina, con un passato nel mondo dell’editoria, Andelko Aleksic e Domenico Romeo.

Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata in relazione e traffico di influenze illecite. In questo caso al centro degli accertamenti mascherine e camici senza idonea certificazione destinati a rifornire il personale della Protezione civile del Lazio nel corso della prima, drammatica, ondata di Coronavirus.

Si tratta di una fornitura di cinque milioni di mascherine e 430 mila camici. A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria, ha dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA