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Il caso

Lettera a Riina jr: «Non sappiamo chi fosse Scorsone, ma sappiano chi erano Terranova e Mancuso»

Una missiva per ricordare al figlio di Totò 'u curtu il valore delle due figure uccise dalla mafia, in risposta ad un post sui social pubblicato a Ferragosto

Di Pasquale Scimeca-Carmine Mancuso |

Egregio signor Salvo Riina jr Via Cesare Terranova, 34 90034 Corleone (Italia). Forse è da tanto tempo che manca da Corleone, e la capiamo, visto che otto anni di carcere sono duri da passare, così come capiamo che, forse, nessuno si è premurato di dirle che la via dove si trova la sua casa paterna, e dove ancora abita la sua riverita madre, non si chiama più via Scorsone, ma via Cesare Terranova – Magistrato. Noi non sappiamo chi fosse questo Scorsone, ma sappiamo bene chi è il giudice Cesare Terranova (e il maresciallo Lenin Mancuso) che suo padre, Salvatore Riina, detto Totò ’u curtu, fece assassinare il 25 settembre del 1979. Il giudice Terranova e il maresciallo Mancuso furono i primi che ebbero il coraggio di indagare sulla mafia dei corleonesi, e ne portarono a processo ben sessantaquattro, quel famoso processo che per “legittima suspicione” si tenne a Bari, e dove tutti vennero assolti, tranne suo padre, che fu condannato (sic) a un anno e sei mesi di reclusione per possesso di patente falsa.

Il giudice Terranova era un uomo retto e onesto che amava la giustizia sopra ogni cosa, un servitore dello Stato che ha passato la vita a combattere quei mafiosi, come suo padre e i suoi degni compari Binno Provenzano e Luciano Liggio, assassini acclarati, autori di stragi di innocenti, condannati, in via definitiva a decine di ergastoli, compresi quelli inflitti per gli omicidi del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso.

Ecco perché, egregio signore, la via dove lei abita a Corleone è stata intitolata al giudice Terranova. Se ne faccia una ragione, e soprattutto lo racconti ai suoi figli (quando li avrà), li porti a cinema (quando saranno grandi), perché, ci creda, la storia del giudice Terranova (e del maresciallo Mancuso), merita di essere raccontata, così come quella di suo padre e dei suoi compagni di merenda merita di cadere nell’oblio e nella dimenticanza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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