La novità rispetto agli ultimi “risvegli” dell’Etna – sebbene in realtà, il vulcano non sia mai realmente inattivo – risalenti alla scorsa estate è dunque la colata di lava che ieri, secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio etneo di Catania, ha percorso circa un chilometro in direzione sud/sud-ovest, verso Monte Frumento Supino, sempre intorno a quota 2800 metri. Il tremore vulcanico, dopo l’impennata di lunedì che aveva portato alle fontane di lava della notte, si è stabilizzato su livelli medio-alti con qualche fluttuazione, mentre una lieve coltre di cenere è stata dispersa dai venti in direzione orientale, con modeste ricadute su paesi come Zafferana, Linguaglossa, Piedimonte, Milo. Sul cratere di sud-est, intanto, l’incessante lancio di scorie vulcaniche sta invece formando e facendo crescere a vista d’occhio un cono che dunque contribuirà a ridisegnare il profilo dell’area sommitale dell’Etna, sempre in costante mutamento.
Nessun pericolo, si diceva, per uomini e cose, ma la macchina della sicurezza si è comunque messa in moto seguendo quelle nuove procedure di allertamento scaturite l’anno scorso dal dialogo fra Protezione civile regionale e Comuni etnei, finora però mai applicate troppo spesso date le poco frequenti eruzioni degli ultimi mesi. Dallo scorso inverno infatti, il sistema non è più centrato sulle ordinanze della Prefettura né sugli allerta lanciati direttamente da Roma, bensì sul monitoraggio affidato alle unità isolane della Protezione civile, mentre il compito di interdire l’accesso al vulcano spetta alle ordinanze dei sindaci degli undici Comuni in cui ricade la “zona gialla”, cioè il triangolo di area sommitale compreso fra Torre del Filosofo-Pizzi Deneri-Valle del Bove. Le città del versante sud, a loro volta, hanno stipulato un protocollo di intesa per coordinare le attività di protezione civile in caso di rischio vulcanico. L’idea dietro il riordino era di coniugare con flessibilità sicurezza e fruizione turistico-escursionistica, lasciandosi alle spalle i lunghi periodi di interdizione totale della cima dell’Etna degli anni scorsi.
Così, già nella serata di lunedì, la Protezione civile regionale ha fissato l’allerta sul livello “giallo”, in una scala che va da verde a rosso passando per arancione. A sua volta, dunque, il sindaco di Nicolosi Nino Borzì ha fissato la quota di libero accesso al vulcano a 2500 metri – stazione di arrivo della funivia sul versante sud – con l’obbligo di accompagnamento da parte di guide autorizzate per coloro che volessero spingersi fino alla base dei crateri. Ieri qualcuno fra addetti ai lavori e appassionati lo ha fatto: i loro video della colata lavica sono subito diventati virali sul web.