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Il caso

Lentini, una discarica e troppe ambiguità: il “j’accuse” del gip che inchioda la burocrazia

Se uno degli step individuati non dovesse reggere alla realtà dei fatti ci troveremo nuovamente a un passo dalla catastrofe igienico-sanitaria

Di Laura Distefano |

L’emergenza rifiuti al momento, senza una soluzione definitiva, è solo spostata di qualche mese. Se quanto contenuto nell’ordinanza bis di Renato Schifani seguirà un corso senza intoppi potremo trascorrere un’estate senza l’incubo delle città pattumiera. Ma se uno degli step individuati non dovesse reggere alla realtà dei fatti ci troveremo nuovamente a un passo dalla catastrofe igienico-sanitaria.

Cosa può accadere

Ad esempio, potrebbe accadere, che a una delle quattro discariche individuate non dovessero tornare i conti sulla conformità dei rifiuti (cioè l’etichetta con il dna del frazione trattata) e quindi si vedrebbe costretta a rispedirlo al mittente. «Si dovevano prendere la responsabilità di ordinare alle discariche di prendersi il rifiuto senza alcune restrizioni vista l’emergenza sanitaria», suggerisce qualcuno del settore, che si lascia sfuggire: «Sa qual è la verità è che si naviga a vista».

Il j’accuse del gip

Un’analisi che va in perfetta linea con quanto scrive il gip Stefano Montoneri nell’ormai famoso provvedimento che ha generato la chiusura dell’impianto Tbm di contrada Codavolpe a Lentini. Il giudice in un cortese burocratese bacchetta: «Contraddizioni e comportamenti procedurali delle pubbliche amministrazioni che appaiono – a dir poco – ambigui e ondivaghi».Montoneri fa un sunto molto circostanziato di quello che ha fatto precipitare tutto. «In particolare, dopo l’esaurimento della discarica nel settembre 2021, la Sicula Trasporti conferiva i sovvalli in altre discariche e, a causa di problemi di ricezione e chiusura di queste, iniziava a conferire i rifiuti anche fuori regione. Gli enti competenti sollecitavano queste operazioni per evitare il blocco della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, ma successivamente – mette nero su bianco il gip – richiedevano verifiche e conformità che complicavano ulteriormente la gestione».

Le ambiguità

Il gip parla di «ambiguità» e di «una mancanza di coordinamento tra le varie autorità competenti, che sembravano spingere per soluzioni diverse senza un chiaro indirizzo». Riassumendo: la Sicula invitata a conferire all’estero invece di smaltire il rifiuto preferisce avviare il recupero energetico. La società ha chiesto un’integrazione alle autorizzazioni già in possesso. Questo ha portato a un decreto ponte per poter proseguire l’attività. Che però la Regione si è accorta essere « illegittimo ab origine» e quindi deve annullarlo in autotutela, ma – si legge nel decreto del gip – , non ha mai formalizzato l’ annullamento». Montoneri è lapidario: «La Sicula Trasporti e la stessa amministrazione giudiziaria si trovano in una situazione paradossale: nonostante gli sforzi profusi per mantenere la legalità e la regolarità delle operazioni, la società è ora costretta a interrompere le attività per evitare di operare in modo illegittimo». L’assessore regionale all’Energia provò a chiedere al gip di differire il provvedimento di 10-15 giorni con pochi risultati, considerando quello che è accaduto. Ora, incrociando le dita che tutto funzioni, stiamo applicando l’ordinanza temporanea. Ma non si può andare avanti a tappare buchi: «Se Renato Schifani pensa di gestire la Sicilia a colpi di ordinanze emergenziali si sbaglia di grosso», dice senza giri di parole Nuccio Di Paola, del Movimento 5 Stelle. In autunno ci dovrà essere costruita una strada risolutiva e stabile che conduca verso la realizzazione dei termovalorizzatori, la grande scommessa di questo Governo regionale.

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