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Lele Scieri, dopo 21 anni uno sprazzo di verità: fu omicidio volontario

Di Gabriele Masiero |

PISA – Tre ex caporali accusati di omicidio volontario in concorso e due ex ufficiali della Folgore indagati per favoreggiamento perché si sarebbero attivati per depistare e insabbiare le indagini sulla morte di Emanuele Scieri, il parà siracusano morto a 26 anni il 13 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. Ventuno anni dopo sono queste, in sintesi, le conclusioni dell’indagine condotta dalla procura di Pisa e riaperta due anni fa su impulso della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Scieri. Una morte per la quale procede anche la magistratura militare: il 17 luglio ci sarà l’udienza preliminare per i tre ex caporali.

La ricostruzione finale della procura ordinaria, anche frutto dell’esito di una consulenza affidata all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, è che Scieri sia morto subito dopo essere precipitato da un’altezza di circa 10 metri dalla scala esterna di una torretta di asciugatura dei paracadute, dopo avere tentato una fuga disperata dai ‘nonnì che lo avevano appena violentemente percosso.

In particolare, l’ex caporale, Alessandro Panella, anche lui arrestato due anni fa, lo raggiunse mentre il giovane tentava di arrampicarsi sull’inferriata di protezione esterna dopo essere stato precedentemente svestito e picchiato. Con Panella ci sarebbero stati anche i sottufficiali Luigi Zabara e Andrea Antico, l’unico sempre in servizio nell’Esercito. Per l’accusa quando Panella fu sulla scaletta continuò a picchiare Scieri calpestandogli le mani e ne provocò la caduta mortale. Per il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini e per il pm Sisto Restuccia fu «un omicidio volontario con l’aggravante dei motivi futili e abbietti».

Gli inquirenti inoltre ritengono che «la catena di comando dell’epoca» adottò comportamenti omissivi che hanno impedito di fare luce sul delitto: «Il generale Enrico Celentano, allora comandante della Folgore – ha osservato Crini – non ha mai spiegato la circostanza di una telefonata giunta nel cuore della notte dell’omicidio alla sua abitazione di Livorno e partita dal suo cellulare di servizio con certezza collocato dai periti a Pisa. Mentre agli atti risulta anche il tabulato dell’interno 209, riconducibile all’aiutante maggiore della caserma, dal quale parte una chiamata diretta all’abitazione della famiglia Panella un’ora dopo il ritrovamento del cadavere di Scieri avvenuto il 16 agosto. Quel colloquio telefonico durò 4 minuti e riteniamo che corrobori le nostre tesi investigative circa le condotte omissive del comando di allora della Gamerra a differenza della piena collaborazione che abbiamo invece ricevuto dal comando attuale». Per questo anche l’allora aiutante maggiore della Gamerra, ufficiale oggi in congedo, Salvatore Ramondia, 73 anni, è stato indagato per favoreggiamento.

«A mio figlio Emanuele, che era laureato in giurisprudenza e voleva fare l’avvocato, ora dico che finalmente stiamo facendo giustizia sulla sua morte». Così la mamma di Emanuele Scieri, Isabella Guarino, commenta l’avviso di conclusione indagini della procura di Pisa. «Il lavoro della magistratura – spiega la donna – dimostra che c’è stato anche dai vertici militari di allora il tentativo di allontanare la verità. E in questi anni ci ha ulteriormente addolorato l’atteggiamento indifferente con cui ha trattato la morte di Emanuele il generale Enrico Celentano», ex comandante della Folgore e tra gli indagati per favoreggiamento. Isabella Guarino ricorda che Scieri «si iscrisse a Giurisprudenza dopo gli anni di Tangentopoli perché voleva esercitare la professione di avvocato per appagare la sua sete di giustizia».

Anche il fratello di Scieri, Francesco, oggi medico, sottolinea che «la ricostruzione della morte di mio fratello è corrispondente a quello che ci siamo sempre immaginati e cioè che Emanuele non si era suicidato ma che era stato assassinato da qualcuno dopo essere stato inseguito su quella torretta per sfuggire alle violente percosse subite». Infine, Francesco Scieri ringrazia «la commissione parlamentare d’inchiesta senza il lavoro della quale non saremmo arrivati a questo punto». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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