Who is Mr. Palella? Se lo chiedono nei salotti della finanza mondiale, ma anche le decine di sindaci italiani che hanno consegnato le chiavi delle proprie città al “re dei monopattini elettrici”. Già incoronato da Forbes, nella copertina dell’edizione italiana, come guru globalizzato della smart mobility, a Panorama confessa il suo piano d’espansione in Italia: «La crisi del Covid ha convinto sindaci e governatori ad aprirci le porte. E adesso non faccio altro che ricevere inviti a presentare piani e proposte».
E così Salvatore Palella da Acireale, 32 anni, giramondo ora trapiantato a New York (dove vive con la moglie, Samantha Hoopes, ex modella di Sports Illustrated, che gli ha dato un figlio), corre a velocità stratosferica. Sui monopattini della sua Helbiz, start up lanciata a Milano nel 2018 (8mila euro di fatturato fino a due anni fa), ora primo operatore italiano ed europeo del noleggio e quinto negli Usa, che ha ricevuto 8 milioni di dollari di nuovo capitale dal colosso cinese Zhonglu Group, che con Forever Sharing ha acquisito il 5% della società di Palella, valutandola 160 milioni. Con il sogno, ormai non più segreto dello sbarco in Borsa: Nasdaq e Piazza Affari.
Ma chi è Palella? Il protagonista della fantasmagorica favola di un giovane acese che s’è fatto da solo: la partenza a 17 anni, il lavoro da cameriere di McDonald’s a Dublino, gli studi (ma non la laurea) alla Cattolica di Milano, città dove lancia una start up di commercio di agrumi.
Palella è presidente dell’Acireale Calcio dal 2012 al 2013. Ed è in questo rigo di curriculum ufficiale che si annidano i brutti ricordi siciliani. Qualcuno lo conserva ancora come un cimelio, quel manifesto con cui gli ultras tappezzarono tutti i muri della città: «Liberiamo l’Acireale! Palella vattene! Cacciamolo via», le frasi per presentare un sit-in di protesta. Il giocattolo pallonaro del giovane startupper, s’è già rotto. Perché? «Dopo una fase di euforia generale, per le idee innovative manifestate da Palella, presto lo stato d’animo mutò, perché i propositi, per problemi vari, non vennero tradotti in fatti concreti», si limita a ricordare oggi Orazio Sorbello, uomo-simbolo dei granata, all’epoca direttore dell’area tecnica.
Gli aneddoti, però, ad Acireale sono rimasti scolpiti nella memoria. Non solo dei tifosi. «Ricordo i nostri viaggi della speranza al Credito Siciliano di piazza Duomo – rivela un ex calciatore che ci chiede l’anonimato – per riscuotere gli stipendi». Ma il fantomatico bonifico non arriva mai. «È estero su estero», il refrain con cui il presidente Palella giustifica i ritardi. «Credeva che, essendo calciatori, poteva prenderci in giro. Ma quando qualcuno di noi – racconta la nostra fonte – cominciò a chiedere il Cro, il presidente forniva numeri inesistenti».
Ma non si vive di soli soldi. La grandeur di Palella all’Acireale Calcio è fatta anche di meravigliose suggestioni. Come la prima gara in notturna della storia al “Tupparello”, Acireale-Ragusa del 19 gennaio 2013. Non va bene, invece, quando il presidente annuncia la storica diretta di una gara su RaiSport Sat. «Ho amicizie molto quotate a Piazza Mazzini», risponde a chi gli fa notare che quel giorno a quell’ora in palinsesto è già programmato un evento dei Mondiali di sci. «Ma nemmeno Tarantola potrebbe autorizzare una cosa del genere», insiste uno scettico. «Non conosco questo signor Tarantola», risponde lui. Annamaria Tarantola è il presidente della Rai dal 2012 al 2015. E poi gli acquisti, con la squadra in serie D, dell’ex attaccante dell’Inter, David Suazo, attestato dal “serpentone” di SkySport e poi smentito, così come la trattativa con Nicolas Cordova. Fino alla presenza di Andrea Russo, figlio di un socio di Bobo Vieri nel brand “Baci&Abbracci”. «Sarà lo sponsor dell’Acireale», l’annuncio presidenziale. «Macché, io sono qui per trascorrere qualche giorno di vacanza su invito di Salvo», la risposta a un giornalista che incalza Russo.
Protagonista della movida milanese e del dorato mondo di calciatori&veline, Palella sfoggia esemplari di vippume ad Acireale. Un testimone diretto racconta di una visita al quartier generale di Palella (solo talvolta ospite di zii ad Aci Platani) in quei mesi: un b&b di via Sciuti. Dove per qualche tempo soggiorna anche una modella, presentata agli amici come «l’ex fidanzata di Puyol» (Charles Puyol, campione del Barcellona). E qui il gossip s’incrocia con la sanità. «La ragazza – racconta una fonte diretta – voleva rifarsi il seno e Palella la fece operare da un chirurgo estetico etneo, pagando con un anticipo in contanti e assegni postdatati, appoggiati sul conto corrente dell’Acireale Calcio, che il medico non riuscì a incassare».
Ma la brutta avventura acese è nero su bianco in alcuni atti giudiziari. Palella finisce, come presunta vittima di un’estorsione, nel processo “Caronte”, troncone del più celebre “Iblis”, sulla mafia dei trasporti. Il giovane presidente dell’Acireale spunta in questa storia per i 15mila euro che gli vengono chiesti per rilevare il marchio del club. Accusati sono l’imprenditore Santo Massimino, che per i pm «lo minacciava facendo valere la sua appartenenza alla associazione mafiosa di Catania» e addirittura Enzo Ercolano, figlio di Pippo Ercolano, storico capomafia marito della sorella di Nitto Santapaola.
È lo stesso Palella a raccontare la sua verità agli inquirenti: a fine giugno 2013 avrebbe «un accordo per sponsorizzare la società con un distributore di Nike Italia, ma subito riceve una diffida dal legale di Massimino per l’uso improprio del marchio Acireale Calcio 1946». A fine luglio Palella incontra all’hotel Bellavista Massimino, chiedendogli uno sconto (il logo per 12mila euro), ma la trattativa va male. «Tu non sai chi sono io», è la frase che Palella attribuisce all’interlocutore, «tanto da palesare quale fosse stato il suo trascorso giudiziario». Il presidente dell’Acireale non va a denunciare. Ma si rivolge ad Ercolano, «pensando che la personalità dello stesso potesse riuscire ad arginare» Massimino, racconterà poi ai pm. Una strategia disastrosa: perché anche Ercolano, innervosito perché il futuro Mr. Helbiz, ha «speso il suo nome per vicende che non lo riguardavano», comincia a incalzarlo: «Se non paghi ti rompo le corna!».
Dalla padella alla brace. La richiesta di Massimino arriva a 20mila euro. Palella si sente in un vicolo cieco. E chiede a Ignazio Ruvolo (ex presidente del Ribera, nominato ds dell’Acireale in vista di una fusione poi sfumata) di fare un bonifico di 5mila euro a Massimino, perché, gli confida, «se non rispetto la parola data qualcuno mi romperà il culo».
Queste convulse fasi sono raccontate nelle intercettazioni di “Caronte”. Ercolano chiama il padre di Palella, Giuseppe (commerciante di agrumi), «che, però, in quel periodo – scrive il gip nell’ordinanza – non aveva denaro sufficiente neanche per “comprare la spesa”». Massimino, dopo numerose promesse sfumate, non si fida dell’interlocutore. «E’ venuto con un’altra persona dicendomi che faranno il bonifico alle 15 e mi daranno il Cro non capisco se è pazzo o solo truffatore. Aspettiamo. grazie», scrive in un sms a Ercolano. Che decide di affrontare la questione di petto con Palella, già oggetto della sua ira: «… sei un emerito, grande enorme cesso! Indegno! … Sbirru! … Carabinieri! … E tutto quello che ci può essere ce l’hai tu! Non ti manca niente …».
Ma fra le righe c’è anche una certa familiarità fra presunto estorsore e presunto estorto. Che si danno del tu. Significativa un’intercettazione del 13 ottobre 2013.
Ercolano: Perché sei merda. .. perché sei merda a coppole… hai capito? I soldi gliel’hai portati merda?
Palella: Enzo non è giusto che parli così…
E.: … (incomprensibile)… soldi merda …
P.: no
E.: merda …
S.: no, non gliel’ho portati
(…)
E.: Palella … Palella … Ascoltami Palella … cu si cucca chi picciriddi, a matina agghiorna cacato … l’hai capito?
P.: si… non capis…
E.: ed io con i bambini non ci devo dormire … perché non sono uno che si può coricare con i bambini… con gente disonorata … perché tu sei un disonore per te e la tua famiglia…
P.: va bene
E.: perché tu a me non mi dovevi rompere i coglioni… tu dovevi stare a casa tua, a me non mi rompevi coglioni … ti cancellavi il cognome Palella e ti chiamavi in un altro modo… ti facevi tutto… tu ti sei mangiato l’onorabilità di tuo padre… di tua madre… delle tue sorelle …
P: va bene poi i fatti prevarranno…
E: la mia onorabilità … i fatti quali? Che la verità è che fai le truffe … hai 23 anni ed è 5 anni che l’hai messo in culo a tutta Italia … quali fatti?
P: sì, sì va bene
E: quali fatti … va bene, rispondimi così…
Massimino ed Ercolano sono assolti «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Ma è proprio la parte offesa a salvarli. Emblematica la testimonianza di Palella al processo, incalzato in aula da un pm-mastino come Antonino Fanara. Il quale gli fa ammettere che «incontrai un amico di mio padre, Enzo Ercolano, che è stata una persona che mi ha visto crescere da piccolino perché mi conosceva tramite mio padre» al quale il rampollo del capomafia «era legato da un ottimo rapporto lavorativo e come tutti gli ottimi rapporti lavorativi poi poteva sfociare in un pranzo di lavoro».
Alla fine arriva l’assoluzione. Palella, si legge nella motivazione della sentenza «ha più volte affermato di non essere mai stato intimidito né da Massimino né da Ercolano, considerando addirittura i rimproveri di quest’ultimo come “paterni” e caratterizzati da un linguaggio “colorito”». Palella, come annota il pm in aula, si rimangia la testimonianza in cui parla di «minacce» di Massimino e afferma che Ercolano «si rivolse a me con il medesimo tono» dicendogli «se non paghi ti rompo le corna». Il coinvolgimento della mafia sul marchio dell’Acireale Calcio non regge. Ercolano «era arrabbiato a livello amichevole, paterno» e Massimino riceve i 5mila euro «volontariamente e liberamente».
Nel processo, come teste, c’è anche Rocco Musolino, angelo custode nei mesi da presidente dell’Acireale con il servizio di noleggio con conducente. «Raccontava di essere stato truffato da Palella per la somma di € 86.000,00 e all’uopo si era rivolto a un legale per il recupero del danaro», si legge nella sentenza del 2019.
Palella sparisce da Acireale. Contestato dai tifosi, con la società fallita e l’imbarazzo di quel galantuomo dello zio, Angelo Tropea, impiegato comunale e attore in due puntate della fiction Il commissario Montalbano, a cui erano state trasferite le quote della società da Rosario Pennisi e Giuseppe Cocuzza. Palella si rifà vivo, calcisticamente, a luglio 2018, quando invia un bonifico – stavolta autentico – di 20mila euro alla società granata per iscriversi in serie D. È già definito «il nuovo Elon Musk italiano» nel jet-set della finanza. E il passato è una terra straniera. O quasi.
Twitter: @MarioBarresi